Che fine ha fatto il fondo Tari? Mentre a Busto Arsizio iniziano ad arrivare le cartelle, il gruppo consiliare Popolo, Riforme e Libertà ha protocollato un’interrogazione chiedendo se sia stato istituito il fondo per ridurre la tassa sui rifiuti alle attività economiche che aveva creato qualche grattacapo nella maggioranza (leggi qui).
Nel testo presentato dal capogruppo Gigi Farioli e dai colleghi Giueppina Lanza ed Emanuele Fiore si ricorda che ad aprile «il consiglio comunale ha approvato le tariffe Tari per il 2022, con la contrarietà, approfonditamente motivata e abbondantemente argomentata, delle forze di minoranza», e che «con la medesima delibera fu approvato un emendamento che, facendo proprie alcune valutazioni emerse nel corso del dibattito in commissione, presentato dai gruppi di maggioranza con esclusione di Fratelli d’Italia, ottenne il consenso della stragrande maggioranza dei consiglieri».
L’emendamento prevedeva «l’istituzione di un apposito fondo economico per la “concessione di riduzioni Tari alle attività economiche”», e chiedeva di «valutare il superamento della ipotesi di ripartizione percentuale di rifiuti domestici (52 %) e non domestici (4%)».
Visto che «in questi giorni sono stati spediti o sono in via di distribuzione le cartelle Tari con applicazione dei significativi aumenti, senza alcun riferimento ad eventuali ristori», Popolo, Riforme e Libertà chiede se «quanto previsto nel ricordato emendamento sia stato seguito da specifici atti amministrativi o determine» e «se sia stato istituito apposito fondo e predisposto specifico regolamento d’accesso».
Il gruppo di opposizione domanda inoltre se «dopo oltre tre anni di sperimentazione nel quartiere di Sant’Edoardo, l’amministrazione intenda con determinazione percorrere la strada della tariffa puntuale».
Anche «alla luce della ormai avanzata programmazione di molti comuni della provincia, ma in particolare dell’annunciata azione di Legnano ed Amga che con Agesp condivide l’ambizioso progetto di Neutalia».