Ci sono hobby e hobby. Ma il passatempo preferito di Beatrice Blefari De Grandis ha una marcia in più. Lei lavora all’uncinetto e realizza dei polipetti colorati, apparentemente graziosi e vivaci, ma al di là dell’aspetto nascondono un potere incredibile: aiutano i neonati prematuri. E sta donando i suoi divertenti manufatti all’Associazione Amici della Neonatologia dell’ospedale Niguarda. Che non smettono di ringraziarla.
Così con pazienza certosina, tra un impegno familiare e l’altro, si cimenta con i simpatici e utilissimi animaletti: veri compagni di culla nelle incubatrici e nei lettini che coccolano i piccoli guerrieri. La parola è una.
L’Octopus therapy
È una terapia nata in Danimarca rivolta ai prematuri affinché con i tentacoli del polpo possano ricreare l’ambiente quando galleggiavano nel liquido amniotico e trovavano l’appiglio del cordone ombelicale della mamma. Dunque i tentacoli ricordano l’impugnatura della manina. Quasi un cordone ombelicale che non si spezza e non solo per i piccoli, ma anche per i genitori.
Da qui l’idea di creare dei polipi gemelli, uno mini per il bimbo, l’altro per mamma e papà costretti a staccarsi dal piccolo che deve restare in ospedale per le cure. «Ho un figlio nato prematuramente – racconta Beatrice – Mi sono immedesimata nei genitori e so quello che provano quando devono allontanarsi dal piccolo: il loro pensiero resta legato a lui. Quindi è importante creare un filo che li lega ai loro figli. Da qui l’dea dei tentacoli del polpo».
Dunque ogni volta che un bambino nasce prima della 37a settimana, si ritrova bruscamente in un ambiente totalmente diverso dal ventre materno e questo genera ansia e nervosismo nel neonato. Da qui l’idea geniale di tante unità neonatali: creare un animaletto di cotone, fatto all’uncinetto con lunghi tentacoli che assomigliano, appunto, nella forma e nella struttura al cordone ombelicale.
Regole ben precise
«Per realizzare i polipi – prosegue - occorre osservare criteri ben precisi: innanzitutto il filo deve essere di cotone al 100 per cento, una fibra naturale. Non devono esserci colla e parti che potrebbero staccarsi». E ancora: il punto deve essere molto stretto per evitare che l’imbottitura esca fuori. Questa è importante che sia di una fibra che possa essere lavata a 60 gradi e i tentacoli non più lunghi di 22 centimetri.
L’idea
La proposta è nata quasi per caso. «Un’amica infermiera – racconta la mamma – che sapeva di questa mia passione dell’uncinetto, mi ha taggata in un post in cui si parlava della terapia. Da lì ho offerto la mia disponibilità a dare una mano. Sono stata contattata da una volontaria dell’associazione del Niguarda e ho iniziato a lavorare».