Le storiche portate al ribasso di questi giorni consegnano uno scenario desolante in cui la mancanza di acqua nel distretto del Po condiziona e aggrava pesantemente le già evidenti difficoltà per l'agricoltura e per l'habitat naturale.
Questo il quadro delineato dall'Osservatorio di bacino del fiume Po che si sta riunendo costantemente per fare il punto della situazione.
«A soli dieci giorni dall’incontro precedente e senza il verificarsi di piogge in tutta la pianura Padana con un parallelo e contestuale aumento progressivo delle temperature, il quadro complessivo non poteva che peggiorare e i singoli scenari proiettati da tutti gli enti e portatori di interesse chiamati a raccolta e intervenuti dalle diverse aree del bacino ci consegnano una realtà drammatica, aggravata dalla prospettiva di una assenza ulteriore di precipitazioni (per un minimo di almeno 10-12 giorni e comunque solo temporalesche) e con temperature roventi, in linea con quelle che da giorni stanno interessando la quasi totalità del continente» sottolineano dall'Osservatorio.
La situazione in Lombardia
La riduzione dell’apporto di quasi tutte le portate degli affluenti verso il fiume Po è drastica, mentre solo il Lago di Garda resta al 60% della sua capacità di riempimento. Anche il Lago Maggiore, principale magazzino di risorsa essenziale per il Grande Fiume, è solo al 24% della sua capacità di invaso. Per quanto concerne la temperatura si sono registrati picchi fino a 5 gradi centigradi sopra la media, come comunica Arpa Lombardia.
La situazione del Lago Maggiore
In assenza di piogge o rilasci dai bacini di monte il rilascio non potrà essere garantito se non per pochi giorni. Deflusso ecologico per ora temporaneamente garantito.
«L’imperativo categorico – sottolinea il segretario generale di ADBPo-MiTE Meuccio Berselli –è salvaguardare come raccomandato dalle direttive comunitarie la portata del Grande Fiume attuando rapidamente tutte le azioni possibili per rendere quanto più efficace e proficuo l’uso della risorsa disponibile lungo l’alveo, gestendo l’acqua più dinamicamente; la siccità estrema con severità idrica alta ci obbliga ad un cosiddetto “semaforo rosso” che bloccherebbe ogni tipo di uso, consentendo solo quello idropotabile; ma grazie ad alcuni provvedimenti mirati utili, per quel che resta in termini di quantità disponibile, assicuriamo la continuità dell’irrigazione, pur se in misura ridotta, all’agricoltura e approvvigionamento per l’habitat mantenendo, come primo obiettivo, l’idropotabile. Proseguendo così il prelievo dai laghi si garantisce la continuità irrigua. Giunti a questi livelli ogni decisione porta con sé margini di criticità ma il traguardo, in ottica di area vasta, è minimizzare il danno quanto più possibile in attesa di potenziali integrazioni amministrative dei territori e organi di governo».