Nel pomeriggio di un sabato torrido, i volontari del Fai (delegazioni del Seprio e di Varese) accolgono i visitatori che si sono prenotati per una visita a Palazzo Minoletti, nato come “Casa del Fascio” e poi adibito a diverse funzioni, fino a un progetto di recupero progressivo, interrotto, e al disuso (info sulla sua storia qui). Presidiano ingresso e conducono le visite in una decina. All’esterno dell’immobile, Antonella Franchi, capodelegazione Fai Seprio, e Marco Colnago, vice capodelegazione Fai Varese, riassumono i dati di un successo. «Accompagniamo gruppi da massimo 20 persone. Calcolando gli orari nei quali si svolge l’iniziativa, arriveremo più o meno a 500 ingressi, entro domani sera». Accesso con contributo minimo di tre euro per gli iscritti fai, di cinque per gli altri visitatori.
Un successo. Segno della capacità del Fai di suscitare interesse. E di una evidente curiosità verso “il Minoletti”. Gli spazi che attraggono di più sono il rifugio antiaereo, naturalmente sotterraneo, la terrazza con vista sulle chiese di San Pietro e Santa Maria Assunta, l’ambiente con l’ampia vetrata che si affaccia su piazza Garibaldi (vedi foto sotto l'articolo). Ma non mancano quanti approfondiscono la mostra su un progetto di recupero realizzato dagli studenti del Politecnico, datato 2014, e le domande sul famoso affresco a tema propagandistico, con scorci di Gallarate riconoscibili, oggi coperto e intuibile solo grazie ad alcuni piccoli riquadri ricavati nell’intonaco.
Che fare dell’edificio, caratterizzato da severi volumi razionalisti e incastonato in pieno centro cittadino? Mentre si aggira nei locali, più di un visitatore si pone la domanda. Chissà che la visibilità portata dal Fai non funzioni da ispirazione per qualche buona idea.