Individuare alcuni servizi destinati a pazienti bisognosi di trattamenti chirurgici ambulatoriali e farne eccellenze per (ri)qualificare l’offerta del Sant’Antonio Abate. Come? Attraendo professionalità, oltre che un’utenza proveniente da un bacino ben più ampio rispetto a quello del territorio; evitare, in prospettiva ospedale Busto/Gallarate, l’abbandono di sale operatorie e rianimazione nella città dei due galli; attivare un’offerta qualificata che possa contribuire a fare vivere il nosocomio cittadino, durante e oltre i 6-8 anni necessari all’attivazione di quello, erigendo, a Beata Giuliana. Proposta di Fratelli d’Italia presentata questa mattina in conferenza stampa.
Incontro introdotto da Stefano Romano, coordinatore locale di Fdi. L’intervento del consigliere Marco Colombo: «Sul nuovo ospedale, al quale siamo favorevoli, stiamo lavorando con i nostri referenti in Regione. Riscontriamo una certa confusione, per esempio, sulla scorta della presentazione del meta progetto, nei collegamenti tra un gran numero di sale per l’emergenza nel Pronto soccorso e i reparti. Nel merito politico, segnaliamo che Asst ha ricevuto le nostre proposte e ha materiale per dare delle risposte. In attesa di ulteriori elementi, però, riteniamo superflue ulteriori convocazioni della Commissione Sanità. Quanto alla gestione del Sant’Antonio Abate oggi, restano criticità in tema di sicurezza, innanzitutto per i lavoratori. Prosegue la presenza di persone senza fissa dimora che generano tensione. Non si può andare avanti così per altri otto anni». Ancora, Colombo evidenzia il protrarsi di una sorta di esodo: «Altri due anestesisti se ne starebbero andando. E non per approdare al settore privato, ma a Varese. È arrivato il momento di dare risposte. E di ragionare nel concreto, anche con i “vicini” del Sant’Antonio Abate, a partire da scuole e case di riposo».
Sui servizi specialistici è intervenuto Giorgio Bardellini, anestesista, componente della Commissione Sanità (ai cui atti la proposta è protocollata): «La criticità maggiore sul territorio, si ripete, è il paziente cronico, di solito associato al bisogno di riabilitazione o a problemi psichiatrici. Ma il paziente cronico esiste anche in ambito chirurgico. Qualche esempio. Regione Lombardia sta lavorando a un progetto di rete per il piede diabetico, una grave complicanza del diabete. Abbiamo preso contatti informali per promuovere questo servizio a Gallarate. Penso, poi, al trattamento di lesioni cutanee supportato da anestesia. E alle complicanze della idrosoadenite suppurativa, malattia dermatologica che richiede incisioni chirurgiche. Anche in questo ambito abbiamo preso contatti, questa volta con l’Associazione invalidi civili. Se attivate il servizio, vi arriverebbero pazienti da tutta Italia, ci hanno risposto».
«In effetti – ha sottolineato Romano – non bisogna guardare a queste proposte collegandole alle sole esigenze del territorio. Bisogna guardare oltre, anche tenendo conto del principio in base al quale se si attiva un servizio specialistico di eccellenza, i pazienti arrivano anche da lontano. Con possibili ulteriori implicazioni, per esempio nell’ambito dello studio e della ricerca».
«Proponiamo – ha tirato le somme Giuseppe De Bernardi Martignoni, presidente del Consiglio comunale - di partire già oggi con progetti che non sono un aggravio per la struttura esistente ma una potenzialità in vista dell’ospedale unico. Negli ultimi anni sono stati depotenziati alcuni servizi del Sant'Antonio Abate, con passaggi presentati come ristrutturazioni necessarie. Ma non si sono percepiti benefici. Vigileremo, a garanzia dei cittadini. E continueremo a evidenziare eventuali anomalie, come sempre in passato».
«Abbiamo anche promosso due interrogazioni parlamentari – ha puntualizzato Romano – ma siamo ancora in attesa di riscontri».
Conclusione di Martignoni: «Auspichiamo che Fdi esprima, in un futuro non lontano, un suo consigliere regionale sul territorio che possa seguire questi temi».