Territorio - 03 giugno 2022, 09:00

Mr Woodoo torna a casa

Alberto Costalunga, presidente dell’associazione “Le officine”, si prepara, con i volontari, alla prossima edizione del festival che porta a Cassano volti noti della musica nazionale e internazionale. Il racconto di un’esperienza e lo sguardo rivolto al futuro, anche vicino

Alberto Costalunga, presidente dell'associazione "Le officine"

«Da dove vengo? Da Cassano Magnago. E dal volontariato, dagli Scout. Ci sono stato parecchio, in Agesci, così come mi sono dato da fare al “Fratellanza e pace” di Legnano. Bisogna pronunciarla, la parola “pace”, ce n’è bisogno, anche se il posto è noto ai più come “Circolone”. Al momento sono nel Consiglio».

Alberto Costalunga, 38 anni, oggi residente a Gallarate, è un imprenditore della comunicazione con una passionaccia, quella per la musica e l’aggregazione. La creatura più nota di “Le officine”, l’associazione che presiede, è il “Woodoo fest”. Manifestazione cresciuta fino a coinvolgere nomi prestigiosi del panorama musicale italiano e internazionale (LEGGI QUI). Fino a trovare casa nella cornice bella ed elegante del parco della Magana, poi nell’ampia area feste di Cassano. Fino a  offrire a un pubblico entusiasta, in arrivo spesso e volentieri da fuori regione, la possibilità di piantare letteralmente le tende per godersi diversi giorni di concerti ed eventi assortiti. 

Qualche nome dall’ultima edizione: Tre allegri ragazzi morti, Eugenio in via Di Gioia, Brenneke, Canova, Fulminacci, Franco126, Dutch Nazari, Mecna, Fast animals and slow kids, La rappresentante di lista. Nel 2022, dal 20 al 24 luglio, ci saranno, fra gli altri, Mace, Venerus, Ariete, Myss Keta, Massimo Pericolo (un ritorno), The Zen Circus (line-up completa qui).

Fa presente Costalunga: «Abbiamo un direttore artistico, Matia Campanoni, un professionista appassionato e competente. E un Consiglio direttivo che si dà da fare. Alcuni componenti sono in contatto con decine di volontari. Arriviamo a quota 250». Vera e propria spina dorsale per una manifestazione che non ha lo scopo di generare profitto e che è arrivata a contare 11.000 presenze, spettatore più spettatore meno.

«Io stesso – riflette il presidente – nel 2019 avevo sottovalutato alcuni segnali. Dicevano che avremmo avuto un successo senza precedenti. La quantità di biglietti che si “staccavano”, certo, ma anche la risposta ai nostri appelli. Siamo sempre stati in cerca, per esempio, di fotografi che documentassero i concerti, gli eventi, il modo con cui le persone vivono il festival. Abbiamo dovuto selezionare, arrivavano candidature dalle Marche, dalla Sicilia, dalla Germania…  E anche alla "chiamata" dei volontari arrivano puntualmente risposte da tutta Italia».

Profeti in patria? «In parte. Abbiamo trovato un’Amministrazione comunale che ha intuito il valore di quello che proponevamo altrove: la prima edizione del festival si è tenuta a Oggiona, zona rifugio Carabelli. A Cassano siamo arrivati in seguito. Le nostre iniziative sono, per così dire, “detonate”, anche quelle legate a street food, silent disco, eventi tematici. Però non posso dire che si sia sempre capita la nostra opera. Siamo andati su quotidiani nazionali, su Rolling Stone… Ma esiste tuttora una provincia che non recepisce i messaggi. Che non li capisce, magari addirittura non li legge. Per noi la sfida è anche lì. Una delle trincee è costituita da Facebook, il “nonno” dei social, frequentato soprattutto da persone con un’età media più alta rispetto a quella dei nostri spettatori abituali. Ci stiamo ragionando».

Si riparte dopo gli sconquassi del Covid… «È successo di tutto, si è perso molto… Tocchiamo con mano quanto abbiano sofferto i fornitori. Alcune professionalità sono più difficili da trovare, persone preparate si sono messe a fare cose diverse rispetto a quelle che facevano prima, necessarie a una manifestazione come la nostra. Inoltre i cachet degli artisti non sono certo calati, anzi…».

Difficoltà inedite che si aggiungono a quelle tradizionali. Come descrivere il momento? Con quali parole? «Speranza, responsabilità. Bisogna proseguire una storia. E amicizia: mi viene da dire che “Le officine” era un’associazione ancora prima di esistere ufficialmente. Occorre rimboccarsi le maniche e andare avanti, senza dare nulla per scontato. Mio fratello Giorgio, anche lui con esperienze importanti al Woodoo, lo dice spesso: le idee non sono di chi le ha, ma di che le fa. Di chi le mette in pratica».

To be continued, all'insegna, quest'anno, dello slogan #vienicomevuoi.

Stefano Tosi