Introduzione
Uno degli aspetti probabilmente meno esplorati del trading online è quello relativo al trattamento fiscale degli investimenti in attività finanziarie. Fare trading online e investire in borsa, infatti, non sono attività esenti dal pagamento delle tasse. Pertanto, chi intende effettuare attività di compravendita di strumenti finanziari dovrebbe essere ben informato sulle relative modalità di tassazione.
Nello specifico, conoscere la tassazione legata a investimenti e trading online aiuterà l’investitore a scegliere con consapevolezza tra il regime del risparmio amministrato e il regime dichiarativo. Tale conoscenza è finalizzata a ottimizzare l’operatività nonché a massimizzare i rendimenti nel lungo periodo. Vediamo meglio di cosa si tratta.
Aliquote e tassazione: come funziona
Dal 2014, dopo anni di rimaneggiamenti e adeguamenti, le aliquote fiscali sulle rendite finanziarie sono pari al 26% per tutti gli strumenti finanziari, ad eccezione dei Titoli di Stato, tassati al 12,50%.
Ma come si realizza la tassazione sulle attività di trading? Il pagamento delle aliquote è legato alle plusvalenze. Una plusvalenza si realizza quando uno strumento finanziario viene rivenduto a un prezzo superiore a quello di acquisto. Al contrario, si realizza una minusvalenza.
Per capire come funziona la tassazione, facciamo un esempio concreto: generiamo una plusvalenza di €10 comprando azioni a €50 e rivendendo a €60. Su tale plusvalenza, pagheremo di tasse il 26%, ovvero €2,60. Stessa cosa in caso di investimenti in strumenti quali CFD, futures, opzioni, bond, Forex.
Immaginiamo adesso di realizzare una minusvalenza pari a €10 (ovvero, rivendiamo le nostre azioni a €40). In questo caso, il Fisco, ci permette di compensare tale minusvalenza con una plusvalenza futura, al fine di evitare il pagamento delle imposte su di esse, almeno nella misura massima della minusvalenza realizzata. Cosa vuol dire? Per quattro periodi d’imposta successivi a quello in cui si è realizzata la minusvalenza, non dovremo pagare le imposte su eventuali €10 di capital gain realizzati (ossia l’importo della minusvalenza come tetto massimo per la compensazione).
Regime amministrato e dichiarativo: le differenze
Nei precedenti paragrafi, abbiamo accennato alla differenza tra regime amministrato e regime dichiarativo e all’importanza di ben comprenderla per una gestione ottimale delle attività di trading.
Con il regime amministrato, il broker con cui svolgiamo attività di trading online agirà da sostituto d’imposta, ovvero si occuperà direttamente del versamento al Fisco delle imposte generate dalle nostre attività di investimento. Chi sono i broker che agiscono da sostituto d’imposta? Coloro che presentano una stabile organizzazione in Italia, per esempio una succursale attiva sul nostro territorio. I broker esteri che non presentano tale requisito, non potranno dunque agire da sostituto d’imposta.
Dall’altro lato, i trader che hanno un conto presso quei broker online senza sedi in Italia, dovranno operare in regime dichiarativo. Cosa vuol dire? Saranno tenuti a presentare la dichiarazione dei redditi tramite il MODELLO UNICO per le attività di trading online effettuate durante l’anno.
Quali sono i principali vantaggi legati al regime amministrato?
● La possibilità di mantenere l’anonimato grazie all’esclusione del monitoraggio fiscale (al contrario di quanto avviene col regime dichiarativo)
● L’esenzione dal calcolo, compilazione e dichiarazione degli obblighi fiscali, in quanto l’intermediario si prende carico di tutto ciò
Quali sono i principali vantaggi legati al regime dichiarativo?
● La posticipazione temporale del versamento delle imposte, laddove con il regime amministrato il versamento avviene su base giornaliera, privando il trader di una parte della liquidità che potrebbe essere altrimenti investita
● La possibilità di sommare e compensare tra di loro tutte le plusvalenze e le minusvalenze generate durante l’anno, anche tra quelle di più conti (nel regime amministrato, infatti, le minusvalenze realizzate possono essere compensate soltanto con plusvalenze future ed esclusivamente all’interno dello stesso conto.
Vediamo dunque che non esiste in senso assoluto un regime migliore di un altro. Ciò dipenderà dalle priorità specifiche di ogni trader e investitore.
Regime dichiarativo: le scadenze fiscali
Per chi opera in regime dichiarativo, è bene tenere a mente le seguenti scadenze fiscali:
● Pagamento delle imposte tramite Modello Redditi Persone Fisiche entro il 30 giugno dell’anno successivo a quello di riferimento. Per esempio vanno pagate entro il 30 giugno 2022 le imposte registrate nell’anno fiscale 2021.
● Pagamento delle imposte sul conto trading con maggiorazione pari allo 0.4% entro il 30 luglio (seconda scadenza per il pagamento delle imposte)
● Invio dichiarazione dei redditi all’Agenzia delle Entrate entro il 30 novembre