Il Consiglio comunale di Busto Arsizio ha approvato il piano finanziario del servizio di gestione dei rifiuti e l’atto di approvazione delle tariffe Tari per il 2022. La Tari, dunque, aumenta.
Dopo una discussione nella maggioranza durata giorni – e proseguita fino a pochissime ore prima dell’assise – è stato presentato e approvato un emendamento per l’istituzione di un fondo compensativo per le utenze non domestiche caldeggiato in particolare da Marco Lanza e Matteo Sabba della lista civica per Antonelli sindaco (leggi qui).
Verrà “travasata” la somma residua del fondo Tari per le imprese 2021, pari a circa 36mila euro.
La proposta, alla fine, è stata sottoscritta dalla civica, insieme a Lega e Forza Italia. Non da Fratelli d’Italia: il partito del sindaco Emanuele Antonelli si è astenuto su questo punto. Il primo cittadino, invece, si è espresso a favore del fondo.
Gli aumenti
Gli adeguamenti comporteranno un aumento medio del 3,56 per cento per le famiglie e dell’8,25 per le utenze non domestiche. Due le motivazioni addotte dall’assessore al Bilancio Maurizio Artusa: «600mila euro di mancata riscossione, dovute al fatto che – per via della pandemia – nel 2020 è stato accertato il recupero dell’evasione riferito solo all’annualità in via di prescrizione (15mila euro). Vi sono poi 460 mila metri quadrati che non abbiamo potuto tassare per un decreto legislativo che ha esentato alcuni spazi non produttivi delle attività industriali».
A titolo esemplificativo, l’assessore ha spiegato che per una casa da 100 metri quadri l’aumento va da 3,65 euro per un occupante fino a 13,86 euro per sei o più occupanti (da 4 a 16 euro circa per un’abitazione da 200 metri quadri).
Più sostanziose le cifre per le imprese.
Il fondo
«Siamo chiamati a prendere una decisione complicata – ha affermato Lanza – ancor di più se contestualizzata al momento storico che viviamo, tra la pandemia e gli effetti della guerra in Ucraina. Ma questi aumenti sono obbligati e comunque necessari per far quadrare i conti. È evidente la sproporzione tra utenze domestiche e non domestiche. Commercianti e imprese sono la linfa vitale di una città. L’impresa genera lavoro, che genera reddito, che a sua volta comporta benessere».
L’emendamento «nasce dall’idea di mitigare questo divario, cercando di venire incontro alle utenze non domestiche. Non è demagogia: è dovere di un consigliere stare vicino a chi rende il territorio ricco e florido».
E, ha aggiunto Sabba, «è un punto di inizio, uno strumento che può essere rimpinguato da azioni governative o eventuali avanzi di amministrazione». Nel testo presentato si parla di «un fondo economico su cui far confluire le economie relative al “fondo per le concessioni di riduzioni Tari per attività economiche (…) con le finalità di offrire un parziale ristoro per gli operatori economici».
«L’aumento della Tari non piace a nessuno – ha ammesso Paolo Geminiani (Fratelli d’Italia) –. È stato fatto un lavoro serrato per ridurlo. L’8 per cento di Tari in più non sarà motivo di chiusure e fallimento. Quello che ha messo in ginocchio le attività sono state le chiusure di prima e l’attuale clima incertezza. Il Consiglio comunale può fare poco per arginare i macro-fenomeni di cui spettatori. Ma tutti possiamo preferire le attività della zona agli acquisiti online e partecipare agli eventi che muovono un indotto locale non trascurabile».
Il capogruppo di Fratelli d’Italia Luca Folegani ha espresso «perplessità in merito all’iter dell’emendamento proposto» dai colleghi di maggioranza. «Noi siamo favorevoli ad aiutare le attività economiche, ma avremmo preferito un intervento proposto in maniera diversa, pertanto con rispetto ci asteniamo».
«Incomprensibile»: così Sabba definirà la scelta «di una parte della maggioranza di votare contro l’emendamento (di astenersi, per l’esattezza, ndr), per poi votare a favore della delibera emendata». Senza rinunciare a una frecciatina indirizzata al coordinatore di Fratelli d'Italia Massimiliano Nardi.
Le posizioni
Il leghista Simone Orsi ha fatto notare che «gli aumenti prospettati dagli uffici erano più alti. La Lega si è prodigata per portarli ai livelli più bassi possibili. Per le utenze non domestiche risultano però ancora inaccettabili. Pertanto siamo favorevoli alla realizzazione di questo fondo con soldi nostri. Se interverrà lo stato sarò ancora meglio. Interveniamo come fatto con il caro-bollette e la riduzione della Tosap. Non possiamo pensare di andare a tartassare le fasce produttive della città, già penalizzate dal Covid e ora dagli effetti della guerra».
Un altro legista, Massimo Rogora, ha protestato per «il mancato recupero dell’evasione: paga sempre il solito scemo. Da commerciante mi sento un po’ a disagio. E mi spiace che a settembre chiuderanno in tanti. Non solo per l’aumento della Tari, ma anche per le bollette. Non sono contento di questi aumenti, speravo che l’assessore trovasse un escamotage per evitarli».
«I cittadini devono pagare tariffe che consentono di coprire tutti i costi del servizio – ha osservato il capogruppo del Pd Maurizio Maggioni –. Che cosa abbiamo fatto per cercare di contenere i costi? Lo dico senza polemiche: dobbiamo lavorare concretamente per ridurli».
«L’emendamento ha più un carattere di auspicio, visto che non si parla di cifre», l’opinione di Gigi Farioli, capogruppo di Popolo, Riforme e Libertà. «Cominciamo da oggi, visto che non è possibile da ieri, un percorso monitoraggio, efficientamento e magari tariffa puntale – ha aggiunto –. Capisco le difficoltà di queste scelte, ma non posso non stigmatizzare una delibera che arriva alla fine di un percorso che non si è fatto precedentemente».
Giuseppe Ferrario, esponente dello stesso gruppo, si è invece concentrato sulle utenze domestiche: «Capisco che più si è più si paga, ma auspicavo maggiore attenzione per le famiglie numerose, che ormai non sono molte».
Il capogruppo di Busto al Centro Gianluca Castiglioni ha affermato che «la qualità del servizio non migliora e le tariffe aumentano, in maniera particolarmente impattante sui bilanci delle attività. Il Comune faccia la propria parte ora. Suggeriamo una rivisitazione delle previsioni di bilancio e della priorità di alcune voce di spesa rinviabili».
«Vi ringrazio per tutti i consigli – ha replicato il sindaco Anotnelli all’opposizione –. Ma credete che noi non abbiamo pensato a razionalizzazione i costi e riduzioni le spese? Ci facciamo un mazzo pazzesco tutti i giorni. Io il fondo lo voto. È un inizio, un mezzo per dire ai cittadini che ci stiamo pensando e non appena arrivano due lire dal governo le mettiamo lì. Parlate di miglioramento dei servizi. Perché Busto fa schifo? No, Agesp fa un lavoro eccellente».
E il sindaco ha poi effettivamente votato la proposta del fondo, mentre il suo partito – Fratelli d’Italia – si è appunto astenuto, come Busto al Centro.
Contrario il Pd: «Un fondo che rimarrà sostanzialmente vuoto», ha obiettato Valentina Verga.
Il documento complessivo – ed emendato – è stato approvato con i voti della maggioranza, questa volta compatta.