Gallarate - 25 marzo 2022, 11:37

«Quella nonna ucraina morta d'infarto e la sua bimba rimasta sola. E si affaccia il racket dei minori»

Il racconto del gallaratese si fa sempre più drammatico: «Oggi vado a Cracovia. Ogni momento è una tragedia, ieri scomparsi due bimbi, le madri disperate»

Un'immagine scattata da Bruno Carenini

Una situazione sempre più drammatica e come in ogni guerra a rimetterci sono i più fragili. E si affaccia anche l'allarme della tratta dei minori. Lo racconta Bruno Carenini, impegnato in Polonia («Oggi pomeriggio sarò a Cracovia») per aiutare con i profughi e documentare la tragedia della guerra. Ieri una giornata particolarmente triste, dilaniante, che pesa sul cuore: «Oggi qui a Rzeszow arriva Biden, incontrerà il comando militare statunitense aggiornandolo sulle decisioni del vertice Nato a Bruxelles. Molti i militari americani incontrati in questi giorni per le strade della città, a macchia di leopardo mischiati con la gente comune oramai abituata alla loro presenza, quasi a sentirsi rassicurata dai venti di guerra» spiega Carenini, che sottolinea: «Mentre la politica e il potere si occupano di cose elevate, come fermare una guerra immonda ad esempio, chi la vive sul campo e chi ne subisce le conseguenze non ha tempo di aspettare. Ogni momento è una tragedia».

Due quelle vissute dal gallaratese ieri.

Una donna ucraina di 58 anni, Olha, è arrivata con la nipotina di 8 anni. Aveva lasciato a Kiev il marito e genero, padre della bambina che ha perso la mamma a due anni.  «Una bambina dolce, occhi vivaci quasi incapaci di raccontare la profondità delle sue sofferenze, ora quelle di una guerra incomprensibile - dice Carenini, commosso -  Hanno trascorso una mattinata tra lo stand delle bevande e quello dove volontari animatori con qualche palla e travestimenti cercano di riconnettere i bambini al mondo reale. Poi nel pomeriggio improvvisamente Olha si è sentita male e subito soccorsa, è stata portata d’urgenza in ospedale dove è morta per un infarto, il dolore stavolta è stato troppo anche per lei».

A quella bimba i volontari hanno dovuto dirlo, sostenendo il suo sguardo. Hanno rintracciato il papà, che ha chiesto di affidarla finché sarà possibile ad una famiglia. Cosa che è stata fatta. Ha detto che «verrà a riprendersela quando potrà ma le sue parole, dicono chi era al telefono erano un addio». 

Un'angoscia che cresce, quando accade un altro drammatico fatto: «Verso le 16 qualcuno dentro il padiglione dove dormono i profughi inizia a gridare, due ragazze dicono di non trovare più i figli, un bambino ed una bambina, 4 e 6 anni. Panico ovunque, viene informata la polizia e tutti iniziamo una ricerca durata ore. Impossibile però circondare l’area, men che meno fermare ogni persona, è un via vai di auto, furgoni e autobus, migliaia di persone. In queste condizioni è stato fatto il possibile ma i due bambini sono svaniti nel nulla tra il lacerante grido delle due giovani madri».

Non solo la guerra, il pericolo, la paura... due mamme alle quali sono stati sottratti il loro bene più prezioso, che avevano cercato di mettere in salvo.

«Da qualche giorno si era sparsa la voce di delinquenti dediti al racket di minori e prostitute e per questo all’ingresso era stato apposto un cartello di divieto di usare auto o furgoni privati per caricare donne e bambini - racconta ancora il gallaratese - Le donne, giovani, finiscono con promesse d’aiuto ad alimentare il giro di prostituzione elevato in tutta l’Europa. Ieri hanno anche detto che gruppi di rom ucraini entrano alla frontiera dove passano i profughi e vanno a rubare dentro i container o le bancarelle dove sono ammassati indumenti usati, latte in polvere o scarpe. Anche nella tragedia di una guerra, chi non la subisce abusa e come solo sa fare un criminale, affonda il coltello nei sopravvissuti senza lasciare scampo. Son tornato in camera e mai come prima mi sono sentito piccolo, fragile e soprattutto impotente».  

Ma. Lu.