Busto Arsizio - 10 marzo 2022, 20:54

Sanità: «Entro il 2022 a Busto due case di comunità. Impossibile stabilire oggi la destinazione degli attuali ospedali»

Giovedì sera sono intervenuti in commissione Claudio Arici e Marino Dell’Acqua, direttore sanitario e direttore sociosanitario di Asst Valle Olona. Al centro della loro audizione il nuovo ospedale ma anche l’organizzazione della sanità territoriale

A Busto Arsizio si torna a parlare di nuovo ospedale e sanità territoriale. Giovedì sera sono intervenuti in commissione Claudio Arici e Marino Dell’Acqua, rispettivamente direttore sanitario e direttore sociosanitario di Asst Valle Olona.

Le relazioni

L’intervento del dottor Arici si è aperto con una riflessione sui posti letto, il cui numero negli ospedali «si sta riducendo da anni. Ciò è legato a innovazione tecnologica e scelte organizzative: oggi i servizi ambulatoriali sono in grado di accelerare il percorso di diagnosi. Le dimissioni precoci sono diventate ormai uno standard; si cerca di tenere il paziente in ospedale il minor tempo possibile».
I posti letto previsti nel nuovo ospedale sono 773: «Più di quelli che ci serviranno tra dieci anni».
Il pronto soccorso sarà dimensionato per 106.000 accessi.

Si è poi soffermato sugli aspetti legati alla parte strutturale («fondamentale che l’edilizia sanitaria faciliti le relazioni tra professionisti») e funzionale («l’innovazione tecnologica è ciò che conta di più»).

Un tema importante è quello del futuro degli attuali nosocomi, per i quale non è ancora possibile ipotizzare destinazioni precise. «La risposta che diamo oggi non può essere la stessa che daremmo fra dieci anni. Bisognerà capire di che tipo di servizi avremo bisogno. Noi abbiamo previsto di poterne usare una parte per attività legate a servizi territoriali. Sulla struttura di Gallarate, più piccola, qualcosa di più si può fare. Ma se ne potrà parlare più avanti».

Il dottor Dell’Acqua si è invece soffermato sull’organizzazione territoriale della sanità. «Stiamo lavorando alla definizione dei distretti, suddivisi in Somma Lombardo, Gallarate, Saronno e Busto Arsizio/Castellanza». In quest’ultimo dovrebbero trovare spazio quattro case di comunità: due a Busto (in viale Stelvio e piazzale Plebiscito), una a Fagnano Olona e una a Castellanza.
«Ne abbiamo già attivata una a Lonate. Entro il 2022 attiveremo le due di Busto e quelle di Saronno e Cassano, oltre a dieci posti letto nel presidio ospedaliero di Somma».

Le osservazioni

Gigi Farioli e Maurizio Maggioni, capigruppo rispettivamente di Popolo, Riforme e Libertà e Partito Democratico, hanno posto l’attenzione proprio sulle case di comunità, auspicando un coinvolgimento diretto nel processo che porterà alla loro apertura sul territorio.

«Dopo stasera sono ancora più convinto della necessità di un ospedale nuovo», ha osservato Gianluca Castiglioni (Busto al Centro), auspicando che si possa passare presto «ai fatti».

«Noto molta confusione su quella che sarà la sanità nei prossimi anni – ha affermato Matteo Sabba (lista Antonelli) –. Ancora non ho contezza di cosa dovrà fare il cittadino che ha un problema». Sull’ospedale unico: «270mila persone graviteranno sulla nuova struttura. Potranno esserci dei sovraffollamenti. Sarà importante il ruolo che potranno avere le strutture intermedie sul territorio, come le case di comunità».

Cinzia Berutti (Pd) ha invece sollevato il tema del personale. Per Santo Cascio (Progetto in Comune) «non fare il dibattito pubblico mortificherà la nascita quest’opera dal punto di vista dei cittadini», invitando pertanto a realizzare momenti di confronto.

R.C.