Ieri... oggi, è già domani - 18 febbraio 2022, 06:00

"SINCOPE" (caduta di una vocale, di una sillaba all'interno di una parola)

Quindi "sincope" dal latino syncope indica la caduta di una sillaba o di una lettera, all'interno di una parola per esigenza stilistica o espressiva.

Nessun allarmismo, per carità. La SINCOPE di cui parliamo attraverso gli studi del prof. Giorgio Cortolillo nei suoi "fenomeni fonologici" è indicata nel titolo. Quindi "sincope" dal latino syncope  indica la caduta di una sillaba o di una lettera, all'interno di una parola per esigenza stilistica o espressiva. Esempio, caduta di "gi" in fragile, quindi "fragi" che poeticamente diventa "frale" oppure, la vocale "i" o la consolante "r" che ....segue lo stesso destino.

"Lungi dal proprio ramo, povera foglia frale, dove vai tu?" (G.Leopardi) - l'aggettivo poetico "frale" riconducibile a fragile fa cadere la sillaba intermedia "gi" per sincope. - La sincope è presente in poesia, ma quasi assente in prosa ove si usa solo in qualche diminutivo di nome proprio di persona come per esempio  E(ste)rina e Gi(ov)anni - la sincope è un fenomeno fonologico che accorcia la forma di una parola per sottrazione di una lettera (e-i-o-r) o di una sillaba (de-gi-ov-ste-ta) intermedia priva di accento. La forma accorciata che ne risulta è detta "forma sincopata". Quindi, "spirto" è la forma sincopata di "spirito" - "omai" di "ormai" e "diero" di "diedero" - la sincope rientra nel numero delle licenze poetiche.

Vediamo ora un campionario della sincope - "carco" per "carico" "oh giardino di spessi / aromi, carco di cera e di miele" (G.D'Annunzio) - "diero" per "diedero" "t'avanza; t'avanza / divino straniero / conosci la stanza che i fati di diero" (G.Zanella) - "merto" per "merito" "io non la merto: ancora tel ridico, mi lascia" (V.Alfieri) - "omai" per "ormai" "mi riconobbero e ben torni omai / bisbigliaron ver me co'l capo chino" (G.Carducci) - "opra" per "opera" "l'artigiano a mirar l'umido cielo / con l'opra in man, cantando / fassi in su l'uscio" (G.Leopardi)

Piccola ....curiosità - il vocabolo VOTO può essere "il voto" (sostantivo) - "il vuoto" (sostantivo) - "vuoto" (aggettivo), ma anche: "dedicato o offerto in voto" (participio passato o aggettivo) e, in questo caso, deriva da "vo(ta)to" per sincope della sillaba intermedia "ta" - esempio "dicendo al suo Macom, s'udir lo puote, che se morto Lurcanioin terra getta, nella moschea ne porràl'arme "vote" (Tommaseo-Bellini).

Il togliere la media sillaba si chiamò sincope (L:Lanzi). "Frale" parola toscana e molto usata dal Petrarca, tratta da questa parola latina "fra(gi)le", levata del mezzo la sillaba "gi" per la figura chiamata "sincope" dai Greci  (Tommaseo-Bellini) - Syncope abscissio de medio (verbi), ut "forsan" pro "forsitan" (Isidoro di Siviglia) - CONSIGLI: conoscere la sincope per intendere la poesia del passato - escludere la sincope dal proprio parlato e dal proprio scritto di ogni giorno.

Facciamo ora un accenno alla "apòcope" che il prof. Cortolillo indica subito con un esempio.

"Risparmia un po' affinchè l'abbondanza cacciata dall'uscio torni dalla finestra". Si capisce che "la locuzione" "un po'" originata da "un poco" rivela la caduta della sillaba finale "co" per apòcope.. Ricordiamo che l'apostrofo dell'apòcope è un segno paragrafematico che resta stabile e fisso alla fine della parola accorciata.

L'apòcope, dal latino "apocope" è la caduta definitiva della vocale o della sillaba finale di una parola indipendentemente dalla parola che segue - si manifesta spesso con l'apostrofo (come nella locuzione avverbiale "un po'") talvolta con l'accento acuto di mercè o grave di piè e talaltra senza alcun segno paragrafematico come polve - esplica una funzione eufonica o poetica. - Prof. Cortolillo ....ora i nostri pazienti Lettori (ed io, "personalmente di persona" - Catarella) meditiamo un poco (un po') sulla sincope e sulla apòcope e ....."io speriamo che me la cavo".

Gianluigi Marcora