«Ho votato e ci metto la faccia anche quando le cose non vanno come dovrebbero». Così comincia il post del deputato leghista di Samarate Leonardo Tarantino.
Che ricostruisce così: «Per eleggere il presidente servivano 505 voti. Nella più ampia configurazione possibile il centrodestra “compatto” poteva contare su 459 voti. Per farcela era necessario ovviamente lasciar scorrere le prime tre votazioni in cui serviva una maggioranza qualificata di 673 voti. Dopo non poche difficoltà nell’individuare il candidato migliore della coalizione il risultato è stato che la Casellati si è fermata a 382. È stata affossata da un corrente di Forza Italia e dai centristi di Toti. Ne mancavano 123, missione impossibile a questo punto. Quando non puoi più vincere, punti al pareggio».
Tarantino esamina poi gli obiettivi dei singoli, tra cui Salvini: «Ha provato ad eleggere un candidato di area centrodestra o quantomeno super partes. Non ha volutamente proposto alcun nome targato Lega e si è speso per la coalizione, forse troppo, cercando di fare le nozze coi fichi secchi. Alla fine ha accettato la Belloni proposta da Letta e Conte, ma gli stessi che gliela avevano proposta l’hanno ritirata per la contrarietà di parte dei loro stessi deputati, di Renzi (che voleva Casini); poi anche di Forza Italia. A quel punto, bocciata anche la Cartabia, sceglie di votare Mattarella quando ha capito che centrosinistra e Forza Italia stavano per eleggere Casini».
Passa poi a Letta «silente e bloccato dai problemi interni». O Meloni «unico interesse andare subito ad elezioni per monetizzare i voti attuali» . Tajani «con mezza Forza Italia: Leale e coerente con Salvini. Nulla da dire se non che non è riuscito a tenere uniti i suoi, ma non essendo “l’unto del Signore” i miracoli non li può fare». E ancora: «L’altra mezza Forza Italia e “alleati” centristi (Toti e compagnia cantante): vogliono creare la “nuova Dc” con Renzi e Calenda».
Così i 5 Stelle: «Obiettivo principale, forse unico, evitare Draghi e la possibile conseguente fine anticipata della legislatura».
Risultato: «Alla fine con la scelta di Mattarella non vince nessuno e perdono un po’ tutti».
E Tarantino conclude: « Umberto Bossi: eroico. Non servono altre parole. Ha avuto attestati, forse tardivi, di stima ed affetto da tutti».