Quel piccolo spazio del cielo, dove riposano i pensieri è denso di luce. Come è arrivata, non so. C'è uno spiraglio oltre il comignolo di case anguste, forse vecchie, dove l'infinito è a portata di mano. Sogni un attimo. Vorresti l'infinito denso di cielo terso, magari con un improvviso cirro per fare tenerezza, ma che subito dopo, il cielo, mostri l'azzurro infinito, prima di giungere al blu cobalto, denso e pregnante.
Fantasticherie? Fuochi fatui? Oppure semplicemente desideri?
Fatto è che il cielo è solenne. Veste l'abito semplice dello sguardo che vede. nulla di tenebroso. Tutto è semplice, nella vita. Nulla è sconnesso. C'è un ordine preciso di solidarietà in ogni via di luce, quasi fosse un percorso ordinato.
Giusepèn è l'archetipo della semplicità; il modello originale e ideale delle cose sensibili. Lo diceva Platone per illuminare la filosofia della vita che rende sempre semplice ogni forma di dubbio. Giusepèn fa lo stesso. Possiede la saggezza della logica. Nulla fuori posto. Tutto dentro i pensieri che vanno incontro al riscontro della realtà. Quindi, saggezza appoggiata al tocco di luce che incontra il sereno, dentro i bagliori della vita che si snocciola lenta, ma a volte velocissima sotto gli effetti della sacralità.
A parlare coi ricoverati a "la Provvidenza" si imparano "cose assurde" per chi non apprezza la Tradizione e il Passato, quando invece necessita accondiscendere con la linea di pensiero, un tempo vigente e oggi diventato obsoleto. Lo stupore è ....realtà.
L'esperimento (lasciatemi dire così) d'un dialogo con questi "nonnini" rivela ciò che l'analisi delle teorie, spesse volte è sbagliata. Ho letto aneddoti di "ul Giusepèn" a persone incontrate .... vegete che peraltro non vivevano. Quasi amorfe, ascoltavano. Poi, d'improvviso, luce che si ravviva, sguardi brillanti e teneri ed ecco ....l'interesse con quel "m'a ragordu" (mi ricordo) di un tempo passato....dei sacrifici compiuti....dell'educazione ricevuta, delle fatiche affrontate e, istantaneamente trovare negli sguardi la bellezza e la dolcezza dell'innocenza.
Visto mai un fiore prima di schiudersi? Somiglia a un riccio che si avvolge dentro gli aculei, per poi assaporare la "distensione" dei suoi petali e mostrare la corolla nella pienezza della sua beatitudine.
Ecco, leggere ai nonnini ....ricordare loro gli sprazzi del loro vissuto, rievocare i momenti in cui sono stati protagonisti è ....regalare loro un sorriso benevolo che riceve in cambio lo sguardo del cuore ...sincero, docile, che riconosce il valore di un'azione.
Leggete ai nonnini i "passi" di "ul Giusepèn" e li troverete protagonisti. Non nell'immagine, ma nella realtà della condivisione. Dopo tutto, un grazie dal cuore, i nonnini, se lo meritano. Hanno lavorato tanto, hanno trascorso una vita grama di stenti, ci hanno insegnato la lealtà, il rispetto, il risparmio, il futuro.... ci hanno fornito il pretesto e il benessere.... un po' di tempo insieme, dentro poche righe di "ul Giusepèn" se lo meritano.
Non è un libro scritto in Dialetto...... è un insieme di vita con accenni al "Dialetto Bustocco da strada" quello che si parla e che si ascolta con insegnamenti di vita. Spesso dimenticati, ma che è bene "rispolverare" per offrire alla Società, senza retorica, insegnamenti di vita.
Il tutto, si può trovare dentro ....lo stretto spazio del tempo: il nostro!