Don Isidoro Meschi, che sul campo di calcio sbaraglia tutti e che nelle camminate procede sempre più spedito degli altri. Allora i ragazzi gli fanno uno scherzo: nello zaino, sotto i panini, i ragazzi dell'oratorio gli piazzano delle pietre.
Lui parte imperterrito, poi sente la fatica: ignaro, la attribuisce ad altre cause. Ma non si ferma: non si ferma mai, don Lolo. Solo più tardi scoprirà la ragione di quel fardello un po' troppo impegnativo.
«Anche stavolta ha meravigliato tutti».
È uno dei tanti ricordi risuonati giovedì 30 settembre al cinema Teatro Lux di Sacconago. "Don Lolo l'apostolo della porta accanto" era il titolo della serata, organizzata dall'associazione Amici di don Isidoro con il patrocinio del Comune. Una porta che si è sempre aperta, con riservatezza che non celava ma rilevava la capacità di prendersi cura degli altri.
È stata ricordata la sua «fede purissima», ma anche i «nervi d'acciaio». Si rammenta il prete dell'oratorio, quello che sul campo di calcio era implacabile.
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Ma anche l'insegnante, colui che sapeva leggere nella «solitudine esistenziale» di un giovane e allontanarlo dallo spettro della droga, così tenace nel tentare i ragazzi in quegli anni durissimi.
Davvero tanti i ricordi che si sono susseguiti sul palco, nel buio il ritratto di don Lolo a portare la luce. Ha detto la professoressa Lucia Marrese, collega e amica «fino all'ultimo giorno della sua vita al liceo Classico», quando fu ucciso. «Per me è stato un privilegio averlo incontrato perché era come avere una carezza sull'anima, ma tutti coloro che l'hanno conosciuto l'hanno sentita».