Politica - 15 settembre 2021, 08:10

Maffioli: «Uno sguardo nuovo sulla cultura. E una nuova sinergia, che ha toccato anche l'economia»

La vicesindaco, oggi capolista della Lega alle prossime amministrative, ripercorre il lavoro svolto in questi anni, sotto il peso della pandemia ma anche capace di rivelare le grandi forze della città: «Il cuore di Busto sai che c’è… eppure non smette di sorprenderti». Il tessile protagonista speciale che racconta identità e futuro

Manuela Maffioli, capolista della Lega alle prossime amministrative

Insieme. Una parola che, ripetuta, fa divampare la forza della sinergia che ha voluto e vissuto la vicesindaco e assessore Manuela Maffioli.

Indica la connessione che ha caratterizzato le sue tre deleghe: Cultura, Sviluppo del territorio  e Identità.

Rivela il metodo di lavoro con le realtà che a questi settori si riferiscono, coinvolte in un clima di condivisione e collaborazione attraverso i Tavoli. Manuela Maffioli, giornalista, è entrata nell’attuale giunta nel 2017 ed è diventata vicesindaco nel settembre 2019. Oggi il suo nome è quello che compare per primo nella lista di candidati consiglieri della Lega, di cui è stata militante fin da ragazza: fu anche la consigliera più giovane.

«Subito, a dicembre 2017, ho convocato la prima edizione degli Stati generali della Cultura, e poi lì – di concerto con le associazioni – sono nati i Tavoli: identità, musica, teatro, arte, immagine, letteratura, in momenti diversi». E anche con la propria evoluzione: la letteratura, ad esempio, raggruppava le librerie all’inizio, oggi comprende le case editrici, sprigionando una forza propulsiva di Busto Arsizio su questo fronte.

Partiamo da cultura e identità dunque: si è trattato di unire le forze, evitando una dispersione di questa ricchezza, a volte poco conosciuta?

Il Comune, per le risorse a disposizione, avrebbe fatto molta fatica a interloquire in maniera non formale, ma  sostanziale con le circa 80 realtà della città. Un patrimonio di associazionismo e volontariato incredibile. Mi piace l’idea di lasciare in eredità non solo il tanto realizzato, bensì anche il tanto seminato: la consapevolezza di uno sguardo diverso sulla cultura. Che non dev’essere più interpretata come un modo un po’ più intelligente di altri di impiegare il tempo libero e sconfiggere la noia, ma come investimento vero e proprio, nell’individuo, nella sua crescita, nella comunità, e nella promozione del territorio. Un sistema organizzativo.

Che cosa ha comportato per i protagonisti?

In questi giorni il presidente di un’associazione culturale, al termine di un evento, mi ha detto che tra le cose apprezzate c’è stata anche la vicinanza morale dell’amministrazione. Sentire la loro referente vicina, non solo e sempre elargendo un contributo, ma anche accompagnando, confrontandosi e aiutando a creare energie. Sono orgogliosa del fatto che le associazioni si siano conosciute meglio, anche lavorando autonomamente. L’amministrazione comunale deve fare cabine di regia e mettere in condizione di operare al meglio, poi all’occasione fare un passo di lato. L’associazionismo così sta in piedi anche con la sussidiarietà orizzontale, l’aiuto reciproco. C’è sempre stata condivisione ai Tavoli e tra Tavoli. Il popolo della cultura è uno. Chi ama la cultura lo fa in tutte le sue sfaccettature. Chi fa musica, sa anche ciò che organizza il mondo del teatro, e così la letteratura…

Ci fermiamo sulla musica? La pandemia ha contribuito ad alimentarne il desiderio e spiega anche il successo degli eventi?

Sì, la  musica in modo particolare ha segnato un incremento della partecipazione ai vari appuntamenti, ma non c’entra solo la pandemia. Un festival come B.A. Classica era già destinato a crescere fisiologicamente. L’aumento del pubblico è la conseguenza di un’offerta di alta qualità.

I momenti più belli dopo il periodo più cupo della pandemia. Il concerto di Ramin Bahrami?

Sicuramente, ma abbiamo anche riproposto a Busto un Festival del libro e questo accadeva il 9 maggio, quando eravamo tornati in zona gialla il 26 aprile. Da lì un’escalation di primavera ed estate, senza mai un’interruzione della programmazione culturale. La fioritura di tutti i semi piantati durante l’autunno e inverno. L’amministrazione è riuscita a infondere fiducia nelle associazioni. Ci siamo riuniti regolarmente attraverso i canali a disposizione e abbiamo preparato il calendario da remoto, senza la minima incertezza. Abbiamo segnato la rinascita e il ritorno per tantissimi artisti.

“Insieme” vale anche per le sue deleghe. La cultura che chiama l’economia e viceversa. Qui si affaccia una parola, un mondo caro ai bustocchi, il tessile, che profuma anche di identità, no?

Sì, è stato svolto un grande lavoro sul tessile. Pensiamo alla Fiber Art e a Maria Lai: ci si riconnette alle proprie radici economiche. Il tessile è morto? Affatto. Forse si è spento un po’ lo sguardo sul tessile. Si è riconosciuto alla cultura il ruolo di volano economico e anche il fatto che alle imprese faccia bene la convivenza con la cultura. La fase prepandemia ha visto il nostro impegno a mettere in sinergia questi due mondi per un rilancio reciproco. I commercianti coinvolti nelle attività culturali e gli imprenditori, da me chiamati subito con l’appello al mecenatismo: hanno risposto e hanno fatto sponsorizzazioni anche tecniche importanti. Studi professionali e imprese. Stavamo cominciando a disegnare un rilancio organico della città attraverso questi due ambiti.

Poi l’emergenza ha dettato altre esigenze?

Bisognava concentrarsi a scongiurare danni irreversibili al sistema economico cittadino. È evidente che l’amministrazione  possa intervenire in maniera molto più concreta ed efficace sul commercio, e un pochino meno – per i suoi mezzi limitati – su artigianato e industria: questi settori guardavano più alle risposte dai livelli di Governo superiori. Ma noi abbiamo messo in campo politiche anche per loro, ad esempio con la riduzione di alcuni tributi.  Abbiamo pensato a tutti i settori. Il commercio ha anche una valenza sociale. L’intervento grosso è stato attraverso l’adesione e poi la vittoria del bando regionale per i negozi compresi nel perimetro del distretto e un bando totalmente comunale per gli altri, altrimenti penalizzati. Abbiamo adottato supporti come la concessione del suolo pubblico che sarebbe miope considerare un’agevolazione solo per i pubblici esercizi: se loro funzionano, tutti vanno meglio. C’è stata una sinergia con gli altri assessorati, avevo anche proposto un tavolo interassessorile per il commercio. Abbiamo anticipato misure poi introdotte in Italia, dalla chiusura di piccoli tratti di strada all’esenzione della Tosap: abbiamo agito nel 2020, siamo stati un po’ antesignani. Da ultimo tutta la parte legata al sostegno immateriale. Tra marzo e aprile 2020, abbiamo pubblicato sul sito del Comune l’elenco dei negozi aperti e di chi faceva la consegna a domicilio. In collaborazione con Ascom abbiamo svolto una campagna istituzionale per invitare a comprare bustocco e consumare bustocco.

La risposta dei clienti com’è stata?

Eccezionale. Ho raccolto tante storie: anche bustocchi che facevano bonifici per aiutare i commercianti, scalando poi la cifra degli acquisti quando questi sarebbero stati possibili. Il cuore di Busto sai che c’è… eppure non smette di sorprenderti.  I cittadini non si sono abituati o seduti solo sull’online, sono tornati nei negozi: infatti la soddisfazione maggiore è il segno più nel 2020 e ora nel primo semestre 2021.

Sinergia diretta, con le realtà della cultura e dell’economia, ma non solo?

Infatti. Devo ricordare la sinergia e il dialogo costante con i cosiddetti corpi intermedi, ovvero le associazioni. Ascom, Confartigianato, Univa: l’interlocuzione con loro è stata assolutamente costante.  Da un lato finalizzata soprattutto durante la pandemia a un costante monitoraggio della situazione, dall’altro in termini propositivi, di ascolto, per disegnare possibili strategie ai bisogni che emergevano. All’indomani dell’emergenza peggiore, un paio di mesi fa, ho dato vita al Tavolo dello sviluppo, che in questo momento vede seduta l’amministrazione comunale con i rappresentanti delle tre associazioni principali.  Tavolo la cui evoluzione è tutta da scrivere, ma che ha già dato i primi frutti, alcune azioni imminenti che vedremo nelle prossime settimane. Anche in questo caso, significa conoscersi meglio e lavorare insieme.

I.P.E.