Busto Arsizio - 08 luglio 2021, 07:30

Piazzale Solaro: cappuccio, brioche e gas di scarico. Si spera per poco

A Busto, l’area antistante il vecchio ingresso dell’ospedale continua a essere un parcheggio per pullman. Ma pare che la soluzione sia vicina. Per ora si resiste tra smog, servizi che non servono, strutture e arredi fatiscenti

Passa il tempo ma piazzale Solaro, davanti all’entrata storica dell’ospedale, continua a essere una sovrapposizione di funzioni almeno parzialmente incompatibili tra loro. Ci sono gli esercizi sul lato opposto all’accesso del nosocomio, i parcheggi per auto, le aree di sosta per gli autobus (questa la situazione più anomala, pare vicina a una svolta), le pensiline dedicate agli utenti dei mezzi pubblici, il viavai incessante delle auto in corso Italia e, infine, quanto rimane di presidi in disuso.  Importante miglioria all’attraversamento pedonale, dove funzionano i segnalatori luminosi (foto 1 in fondo all’articolo) che allertano i guidatori sulla possibile presenza di pedoni lungo le strisce (innumerevoli gli investimenti, nel corso degli anni). E discreta è la manutenzione delle due aiuole. Ma l’incuria documentabile in tanti altri punti è innegabile.

BAR , SERVIZI, PULLMAN IN MANOVRA

Sul piazzale si affacciano un paio di bar (ce n’è anche un terzo a pochi metri), un ottico e un’agenzia che eroga servizi per persone bisognose di assistenza. Un’attività convenzionata con il marchio Scavolini è chiusa da tempo e ancora non ne è subentrata un’altra. I marciapiedi sono ampi ma presentano sconnessioni e ammaloramenti, anche occupati dalla vegetazione (foto 2 in fondo all’articolo). Nulla di insuperabile, al massimo un fastidio. Sono iniziati i lavori sull’illuminazione (foto 3). Qualche scettico sottolinea: se non si mettono a posto le fronde degli alberi, poco importa, i lampioni risulteranno comunque inefficaci. Si vedrà, intanto il rinnovo è partito. Piuttosto, per quanti, in loco, consumano cappuccio e brioche, o panini e bibite, il problema resta il solito. Aggravato dalla necessità, intervenuta in epoca Covid o comunque con la bella stagione, di consumare all’esterno degli esercizi: i motori dei bus restano accesi anche a mezzi fermi (foto 4). Una pratica necessaria per ragioni tecniche. Ragioni che però non addolciscono la pillola: un sandwich aromatizzato allo smog non è particolarmente gradevole. Senza contare l’inadeguatezza del piazzale nell’accogliere i bus. Spesso e volentieri questi salgono sugli spazi riservati ai pedoni (foto 5), dati i margini risicati per le loro manovre. E non sarà, forse, un caso che, almeno in un punto, il cordolo che separa un’aiuola dal marciapiedi sia pressoché sgretolato (foto 6). Indiscrezioni dicono che ci potrebbero essere novità in tempi brevi. Chi frequenta la zona ci spera.

PENSILINE E REPERTI ARCHEOLOGICI

Il piazzale lambisce corso Italia, una delle vie più trafficate di Busto. Detto della tecnologia che ha migliorato la praticabilità dell’attraversamento pedonale, lo spettacolo offerto dalle pensiline per gli utenti dei mezzi pubblici non è dei migliori. Su un lato della strada, sedute e tettoie sono, tutto sommato, a posto. Peccato per l’erogatore di biglietti, un rottame divenuto  strumento di attività politica (ospita un foglio di Rivoluzione Comunista, neanche tanto vecchio: è datato Febbraio 2021, foto 7). Poco distante, una cabina del telefono che nessuno usa è orfana di uno dei due apparecchi previsti: l’altro, forse ragionevolmente, è stato asportato (foto 8). Attraversando la strada, si scopre una pensilina malridotta, senza appelli. Struttura, copertura, panchine: non si salva nulla (foto 9). Idem per la cassetta della posta, anch’essa arruolata alla causa dell’attivismo politico (foto 10). Camminando verso viale Stelvio, un paio di panchine cadenti, assediate da quella vegetazione cocciuta che sfida l’asfalto (foto 11). Andando nella direzione opposta, ciò che resta del bike sharing, di uno sportello bancomat, delle rastrelliere per biciclette (foto 12). Verde incolto vicino ai due ingressi ospedalieri, quello storico, chiuso, e quello laterale, distante pochi metri (foto 13).

CHE FARE?

Ovvio che la situazione debba essere (ri)presa in carico, per i rispettivi ambiti di competenza, da diverse istituzioni (come minimo Comune, Stie, Asst). Così come è lampante la difficoltà di intervenire su un’area complessa. Che cambia, anche radicalmente, per utilizzo e frequentazioni, nel volgere di pochi metri. Al momento, c’è troppo che non va. Del resto, l’incremento della sicurezza sulle strisce pedonali, il rinnovo dell’illuminazione e l’auspicato spostamento del capolinea bus («è stato annunciato così tante volte che ci credo solo se lo vedo» obietta qualcuno) dicono che migliorare si può.

Stefano Tosi