Sport - 18 giugno 2021, 16:26

«Boniperti era un padre che ti insegnava a vivere»

Il ricordo del presidente onorario della Juventus, scomparso oggi a 92 anni, da parte del campione del mondo Claudio Gentile: «Giocavo a Varese e mi disse di correre subito nel suo ufficio... Mi tremavano le gambe quando lo vidi, ma lui mi mise a mio agio. Con il tempo ho capito che persona straordinaria fosse»

Nella notte è morto a Torino, a 92 anni e per una grave insufficienza cardiacaGiampiero Boniperti, presidente onorario della Juventus di cui è stato una bandiera prima come calciatore e poi come dirigente. Negli ultimi anni Boniperti si era ritirato a vita privata, ma seguiva sempre i bianconeri con grande passione, ripetendo spesso come la Juve fosse sempre l’unica cosa che veramente contava per lui  

A ricordarlo ora è il campione del mondo Claudio Gentile. La conoscenza fra i due miti del calcio nasce nel momento in cui Gentile - come accaduto anche a Pietro Anastasi - passa dal Varese alla Juve.

«Giocavo a Varese ed ho ricevuto la chiamata di Boniperti che mi avvisava di andare nel suo ufficio a Torino più velocemente possibile. Il giorno dopo di mattina presto ero già lì. Ero emozionatissimo. Appena mi vide esclamo: "ciao ragazzo, ma sei cosi alto... Mi avevano riferito che non arrivassi manco a una altezza di 1,70... Menomale che ti ho visto: non c’è da fidarsi di quello che mi riportano...". Iniziammo entrambi a ridere. Mi è sempre rimasto il dubbio se l'avesse detto veramente o se fosse un colpo di teatro per mettermi a mio agio in quanto mi tremavano le gambe».

E’ vero che Boniperti non voleva i giocatori scapoli, ma con mogli e figli?

«Certo, ricordo che eravamo sotto tiro io, Cabrini, Scirea e Tardelli. Ogni tanto ci chiamava e ci faceva il predicozzo come un padre di famiglia. Aveva paura che frequentassimo cattive compagnie e che gironzolassimo sino a notte fonda. Sapevamo che conosceva tutto di noi: dove andavamo, cosa facevamo, chi frequentavamo...».

Quando lei arrivò alla Juventus, il suo amico Pietro Anastasi - che già era un veterano bianconero - cosa gli disse per poter stare nel gruppo?

«Pietro mi fu di grande aiuto. Mi diede dritte importanti, mi disse di impegnarmi, di non rilasciare dichiarazioni inopportune, di parlare poco e correre tanto, di essere educato sia in campo che fuori e non essere mai sopra le righe. Questo era lo stile di Boniperti e Agnelli. Mi disse: «Comportati cosi e nessuno ti manderà mai via...»

È vero che Boniperti ci rimase malissimo quando perdeste la finale di Atene?

«Sì, ci rimase molto male... Avevamo giocato una strana partita contro un avversario inferiore a noi, ma purtroppo fu una serata storta. E il presidente ci mise molto tempo a digerire quell’incontro...»

Boniperti stipulava anche i contratti dei calciatori?

«Certo. Nel mese di agosto, mentre ci allenavamo a Villar Perosa, ci chiamava singolarmente. Sinceramente non era di manica larga... Poi a quei tempi non esistevano i procuratori, eri solo tu calciatore e la proprietà. Ricordo l’anno che perdemmo lo scudetto con il Perugia... Nei giorni del rinnovo contrattuale, appena ci vedeva ci apostrofava in questo modo: "Vi ricordo che avete perso con quella squadra... Pertanto ora dovrete fare qualche sacrificio economico”».

Qual è il suo ricordo finale di Boniperti?

«Era una persona straordinaria, della quale con il tempo ho capito. Un grande dirigente, un grane uomo e un padre che ti insegnava a vivere».

Claudio Ferretti