Busto Arsizio - 19 maggio 2021, 10:30

Fratelli d’Italia inaugura la sede di Busto. «È una sfida. La gente crede nelle nostre proposte»

Sabato mattina il taglio del nastro in via Crespi con esponenti importanti del partito. Rapporto con gli alleati, avversari, programma: ne parliamo col presidente del circolo cittadino Massimiliano Nardi

Massimiliano Nardi

In tempi di allontanamento dei cittadini dalla politica e durante una pandemia che ha reso virtuale la quasi totalità degli incontri, Fratelli d’Italia va controcorrente e inaugura una nuova sede a Busto Arsizio.
A causa delle restrizioni dovute alla pandemia, non si potranno accogliere tutti gli iscritti. Sabato mattina, però, in via Crespi interverranno l’europarlamentare Carlo Fidanza, la deputata Paola Frassinetti, Fabio Raimondo e Andrea Pellicini, rispettivamente vicecoordinatore regionale e coordinatore provinciale del partito. È atteso anche il senatore Ignazio La Russa. E potrebbe esserci – ma su questo non ci sono conferme – un videomessaggio della leader Giorgia Meloni.

Sono stati invitati anche i responsabili cittadini dei partiti alleati, che nei giorni scorsi hanno preso atto dell’indicazione arrivata dalle segreterie provinciali: a Busto il candidato sindaco del centrodestra sarà Emanuele Antonelli, che nel corso dell’attuale consiliatura ha aderito proprio a Fratelli d’Italia.
Iniziamo da qui la nostra intervista con Massimiliano Nardi, presidente del circolo cittadino del partito.

Le trattative nel centrodestra sono andate nella maniera più favorevole per voi.
«Non si può dire che il sindaco abbia lavorato male. Tutto si può migliorare - anche la collaborazione fra i partiti, che può essere affinata - ma Emanuele Antonelli ha portato avanti cose che, per un motivo o per l’altro, erano ferme, statiche.
Opere come il palaghiaccio o il sottopasso possono portare sviluppo alla città.
Se Antonelli non si fosse ricandidato, noi non ci saremmo impuntati su un nostro nome. In una città importante come Busto Arsizio non si può dire “adesso tocca a noi”. Il nostro interesse è quello di migliorare le cose, come ad esempio i singoli servizi, cosa non semplice nel pubblico.
Io combatto l’idea della distribuzione dei posti: anche noi vogliamo la nostra “quota” di rappresentanza, ma senza la logica di avere una poltrona a discapito di una persona competente».

Il rapporto con gli alleati non rischia di essere complicato?
«Personalmente non ho problemi con nessuno. Ognuno porta avanti le sue dinamiche e necessità. Noi siamo un circolo operativo, in crescita, che vuole darsi da fare. Dagli altri mi aspetto proposte e condivisione. Non giochi di parte ma discussioni costruttive».

Alleati a Busto, separati in Parlamento. Potrebbero esserci delle ripercussioni durante la campagna elettorale?
«Noi siamo gli unici rimasti dove stavamo e questo sta pagando in termini di consensi. Non credo che la situazione nazionale possa incidere sul rapporto a livello locale. Lo si è visto dalle decisioni delle segreterie provinciali e regionali. L’esperienza di precedenti divisioni ha dato segnali chiari. E poi in ambito amministrativo contano ancora molto le persone.
Le diverse decisioni a livello nazionale dimostrano che siamo entità che collaborano ma separate, altrimenti ci sarebbe un unico partito. Sul piano amministrativo non ci saranno problemi, cercheremo di smussare gli angoli. Tutti dovranno metterci la volontà di farlo».

Gli avversari vi preoccupano?
«Non sottovaluto nessuno, ma non sottovaluto nemmeno le nostre potenzialità. Non mi spaventano: se l’avversario è più forte e vince, gli stringo la mano. Ma vedo un grande frazionamento. Su tre candidati della sinistra, due mi sembrano buttati lì».

Che cosa vuole dire?
«Che a volte mi sembra quasi che ci si candidi per personalismi o perché non c’erano altri nomi. Poi ognuno può chiaramente presentarsi e fare ciò che vuole».

Quali temi prioritari porterete al tavolo della discussione quando si inizierà a parlare di programma?
«Aspetti sociali. L’assistenza sociale va ottimizzata, senza sprechi ma aiutando chi ha bisogno. Con le chiusure e le difficoltà legate al Covid, la crisi economica aleggia su diversi settori. Dobbiamo pensare che potranno avere bisogno di aiuto persone che in precedenza non avevano mai avuto problemi.
Poi c’è l’ambito “green”, dai trasporti alle piste ciclabili, che non devono essere previste tanto per fare, ma vanno studiate bene. Su Accam: pensavamo e pensiamo che la chiusura non sia la soluzione. Occorre investire e rendere l’impianto efficiente. La Newco è un’opportunità».

Fratelli d’Italia cresce nei sondaggi, ma l’inaugurazione di una sede va comunque in controtendenza in questi tempi di allontanamento dalla politica.
«È una sfida. Stiamo crescendo, dimostriamo coerenza, ci mettiamo la faccia. La gente crede in quello che proponiamo. Chi doveva aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno, poi ha cambiato idea. Gli italiani sono stufi e si sono resi conto che siamo gli unici che combattono per la nostra identità. Non siamo contro l’Europa, ma contro questa Europa, che propone idee come il Nutri-score.
Una battaglia che faremo anche qui riguarda la difesa delle nostre tradizioni, che non vuol dire non accettare il cambiamento. Gli italiani sono stanchi anche di questo perbenismo, del pensiero unico che ci vogliono imporre, come col ddl Zan. Le discriminazioni sono una cosa negativissima, ma si sta andando oltre. Per questo si sono avvicinate al nostro circolo persone di età diverse, dalla signora anziana ai giovani, appartenenti a tutto il tessuto sociale. Abbiamo avuto il coraggio di aprire questa sede, che è uno spazio in cui ci si può ritrovare per discutere di politica, presentare libri e anche confrontarci tra parti contrapposte, perché no? Vogliamo sdoganare la possibilità di parlare e dire sempre la propria idea».

Riccardo Canetta