È un «tempo di desolazioni e paure», quello che stiamo vivendo. Ma proprio per questo deve risuonare ancora di più la gioia, la gioia cristiana. Quella che ha guidato i Frati nei cento anni della chiesa del Sacro Cuore di Busto Arsizio. Così monsignor Mario Delpini ha aperto le celebrazioni ufficiali del centenario della consacrazione oggi, dopo le messe dei giorni scorsi con monsignor Severino Pagani e diversi parroci della città.
In un santuario affollato ma nel pieno rispetto delle disposizioni sanitarie, monsignor Delpini ha celebrato un rito intenso, con i fedeli distanziati eppure uniti e raccolti nell'emozione. Perché anche se i Frati sono presenti da più di un secolo, questa ricorrenza è importante, tanto più in un periodo come questo. Rappresentano un riferimento solido, sicuro, nella fede e nella carità.
L'ha detto a chiare lettere monsignor Delpini: «Celebriamo il centenario di questa chiesa e di questo convento che è abitato dai Frati nella perfetta letizia, pieni di gioia Spirito Santo. Proprio oggi, in questo tempo, qui, vogliamo celebrare la gioia perché non dipende dalle cose che vanno bene». Un canto «non per ricordare il tanto bene che si è compiuto ma per ereditare questo messaggio».
L'arcivescovo di Milano ha ringraziato per l'accoglienza e ha lodato il coro che ha trasmesso con il suo impegno il senso anche concreto di un canto di gioia, di cui si avverte il bisogno. Ha ricordato tutti coloro che in questi cento anni hanno portato avanti la fraternità, ciascuno nel suo ruolo.
Gli eventi del centenario proseguiranno con incontri dedicati anche a scoprire la storia della chiesa e culmineranno l'11 giugno con la solenne concelebrazione presieduta da fra Maurizio Vanti. Poi il concerto con il coro del Liceo musicale Candiani – Bausch di Busto Arsizio.