Busto Arsizio - 31 marzo 2021, 18:34

Vaccinarsi in farmacia? «Io dico no, se accanto ai farmacisti non ci sono i medici»

Già le persone stanno chiedendo informazioni dopo l'annuncio. La posizione della dottoressa Emanuela Bossi: «Ora più che mai la parola d’ordine è la sinergia tra medici e farmacisti, come in Liguria. Altrimenti è senza alcuna tutela per i pazienti e per noi»

La preparazione dei vaccini

«Io dico no». Tre parole soltanto, perché vanno misurate in questo tempo in cui più che mai occorrono le azioni. Ma lasciano trasparire tutta la determinazione della dottoressa Emanuela Bossi di fronte all’annuncio delle vaccinazioni nelle farmacie in Lombardia: possibili e praticabili per rendere più efficace e tempestiva la lotta contro il Covid, solo se nasce un’alleanza, una sinergia tra farmacisti e medici.

Altrimenti è “no”: non solo per il farmacista, bensì per il paziente. La dottoressa Bossi ha anche pubblicato un fermo post su Facebook a questo proposito.

«Già ce lo chiedono»

«Subito ci sono arrivate richieste di informazioni – spiega– Sì, appena le persone hanno sentito di questa novità». Non è solo che i dettagli non sono ancora noti, è che la dottoressa Bossi – donna del fare, nella sua professione e anche nel campo della solidarietà – indica le criticità di un’operazione così come viene prospettata nei nostri territori. «A differenza di quanto avviene in Liguria – precisa -  dove medici e farmacisti si sono uniti per vaccinare e in questo caso io dico sì. Perché questo non è il momento della divisione è il momento dell’unione, non è il momento dell’avere paura ma dell’avere coraggio, non è il momento dei giochi politici ma dell’esserci per una popolazione che ha bisogno».

Questo "no" risuona forte, partendo da una considerazione sul reale impatto di un vaccino: «Fino a ieri noi non potevamo fare una iniezione, una medicazione, un consulto. Ora dobbiamo eseguire una indagine anamnesica, una valutazione dei rischi per il paziente per il vaccino e in caso di shock anafilattico un intervento di emergenza. Senza  alcuna tutela».

Un anno duro

Quest’anno è stato duro per diverse categorie in prima linea e la dottoressa Bossi non ha mai fatto polemiche, ricorda: «Ho sempre lavorato  come è giusto che sia e come mi è stato insegnato. I farmacisti ci sono sempre stati e ancora vogliono esserci».

Anche se è stato davvero arduo e lo riassume così, questo carico di stanchezza e tensioni: «Siamo stati additati come quelli che volevano speculare su mascherine e altro (e ci sono come in tutte le categorie quelli che speculano), siamo stati additati come quelli che “sono fortunati perché sono aperti”, siamo stati aggrediti da gente che pretendeva cose che noi non potevamo fare, siamo stati investiti di insulti per ritardi o distingui che non dipendevano da noi e via».

Adesso l’idea di aiutare a vaccinare sempre più persone è corretta e doverosa. Ma non da soli, non co. Non partendo da annunci, che hanno fin troppo costellato quest’anno di pandemia. 

Marilena Lualdi