C’è un cocktail («Ma si chiama proposta alcolica») che viene da lontano, da un periodo desideroso di chiudere con la guerra e la sofferenza e brindare a una ripartenza. Al Bar Franco Enoshop, in questo nuovo round di zona arancione si è reagito anche così: se il “Trento” (lanciato dopo il primo conflitto mondiale a Busto in omaggio alla liberazione di Trento e Trieste) non può essere servito al tavolo, uscirà in versione d’asporto.
Un gesto concreto e una metafora: per affrontare il futuro, le radici e l'identità possono affidare ricette inestimabili. Come questa, che è segreta - ammonisce con un sorriso Renato Bozzetti – perché la acquisì a un costo notevole papà Franco dal “Maldifassi” di piazza Garibaldi. Un nome mitico – quest’ultimo - nella Busto che produceva, esportava, costruiva: il caffè dove si trovavano gli imprenditori (come Peppino Cerana, il presidente tigrotto che fece sognare e vibrare Busto con la Pro Patria in A) e i banchieri, come Benigno Airoldi. Fu quest’ultimo a credere in particolare in Franco Bozzetti, quando scomparì il Maldifassi e lui creò una propria attività.
Al Bar Franco Enoshop – racconta Renato – è un aperitivo che conquista le diverse generazioni: «Lo usiamo come alternativa per lo spritz tra i giovani, ma ad esempio come fine pasto, ad esempio con il cioccolato amaro». Com’era mancato, non potersi gustare il “Trento”, osservavano i clienti: ecco perché al nuovo sbriciolarsi della zona gialla, il Bar Franco si è fatto trovare pronto: con una boccetta e un’incisione a mano elegante, a opera di Roberta Vantaggio, che ai talenti culinari affianca quelli artistici. Anche con l’apposito bicchiere, che si affianca a quelli storici di Franco, conservati gelosamente.
Perché il passato è ispiratore, ma bisogna vivere nel presente: «Mio padre entrò nel ’51 al Maldifassi, fino al ’53, servendo il Trento, l’aperitivo della casa creato da un barista del locale. Era un cocktail di successo perché era l’assemblaggio dei vecchi liquori di una volta e lui comprò la ricetta dal gestore, quando si mise in proprio».
Una storia che si gioca tutti in pochi metri, da piazza Garibaldi a via XX Settembre: «Nel corso degli anni, due di questi elementi sono scomparsi dalla produzione, li abbiamo sostituiti».
Partire dalle radici, ma guardare avanti in questi tempi drammatici ancora una volta, in modo diverso. Sotto la pressione terribile di una pandemia, si fa avanti un'altra ispirazione: il desiderio di aiutarsi.«Erano imprenditori e banchieri – conclude Renato Bozzetti -che credevano nella persona». E solo così, si può uscire dalla paura di questo periodo. Anche con un brindisi.
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