Politica - 05 febbraio 2021, 09:00

Varese, l'opposizione lascia l'aula sul sostegno al ddl Zan contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere

Lega, Forza Italia, Varese Ideale e lista Orrigoni non hanno partecipato alla votazione che impegna Varese a sollecitare l'approvazione della legge ferma in Senato. Fisco (Pd): «Doveroso sostegno anche dopo la targa rosa vandalizzata ai Giardini». Pinti (Lega): «Temi da non delegare al codice penale ma alla società»

L'ordine del giorno, presentato dal consigliere Giacomo Fisco del Partito Democratico, che è stato approvato ieri sera recita così: «Il consiglio comunale sollecita il legislatore ad adeguarsi alla risoluzione del Parlamento Europeo del 18 gennaio 2006 avente ad oggetto il fenomeno dell’omofobia in Europa e sollecita il legislatore a dare piena attuazione alla Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (Convenzione di Istanbul 2011)». L'impegno che i consiglieri erano chiamati a votare è quindi quello di sostenere e dare un impulso all'approvazione della legge Zan, ferma in Senato. 

All'inserimento cioè, nel codice penale, di "misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi legati al sesso, al genere, all'orientamento sessuale e all'identità di genere". «Sono contento di poter finalmente portare in discussione questo ordine del giorno, depositato il 3 novembre - ha detto Fisco - avrei preferito farlo a dicembre, quando è stata vandalizzata la targa rosa ai Giardini Estensi (leggi QUI). Episodio che metteva in evidenza l'importanza di discutere una legge contro le discriminazioni. La legge Zan è in attesa di essere discussa al Senato e rappresenta un grosso passo in avanti rispetto alla costruzione di un quadro normativo di tutela delle persone discriminate e di prevenzione di tali fenomeni».

La legge prevede anche l'istituzione di una giornata nazionale contro l'omofobia, lesbofobia e la transfobia; inserisce misure per la prevenzione e il contrasto alla violenza per motivi legati all'orientamento sessuale e l'identità di genere e istituisce un fondo di sostegno alle vittime. «Chiedo quindi di impegnare il sindaco e la Giunta a sollecitare il legislatore affinché la legge venga approvata e che da Varese possa partite un segnale incisivo» (leggi qui il ringraziamento e la reazione di Arcigay Varese).

Seppur condivisibile il concetto, per il centrodestra è il metodo il problema e i consiglieri hanno abbandonato la videoconferenza, delegando ai consiglieri Marco Pinti e Fabio Binelli (Lega) di esporre il loro punto di vista. «Questi temi non devono essere delegati al codice penale e allo Stato, ma alla società che nell'autoregolarsi è molto meglio di alcune ideologie che la politica tende ad agitare. La mozione tocca un tema importante: se voteremo contro è quindi per lo strumento che utilizza - ha detto Pinti - a mio giudizio la forza, perché si parla di codice penale, viene erroneamente sottolineata come un dato positivo quando dà l'impressione di proteggere una fragilità. Questa è una mitologia della forza come strumento per rimettere ordine. E' un abbaglio, perché utilizzare il codice penale per andare a toccare quelli che sono dei sentimenti sbagliati, produce l'effetto opposto. Voteremo contro perché il codice penale non va usato, perché è lo strumento sbagliato e crea un clima di contrapposizione e simbolicamente di persecuzione presunta che va a legittimare certe sottoculture, che vanno estirpate quando si costruisce un perimetro democratico che le emargina da sé».

Il consigliere Binelli si è addirittura detto «allucinato che si vogliano usare strumenti di legge per imporre un modo di pensare. E' inaccettabile, perché una delle conquiste che ritengo assodate è la libertà di pensiero ed è inconcepibile che si voglia inculcare attraverso norme penali, un modo di pensare e non attraverso l'educazione. il modello è quello dell'Unione Sovietica, per cui si stabilisce che per legge si deve pensare in una certa maniera. Il dibattito su questi temi è evoluto in maniera aberrante: dire che in natura esistono solo maschi e femmine è un reato. Stiamo arrivando ad una situazione che obbliga a ragionare in una certa maniera e rinnegare la realtà, come avveniva nella chiesa medievale e non vorrei riprodurla qui».

Val. Fum.