Busto Arsizio - 05 febbraio 2021, 09:15

Cinque anni di Gagarin. Il Circolo “resiste” e si reinventa

Il 5 febbraio 2016 l’associazione 26x1 trovava casa in una vecchia industria tessile di Busto, diventata col tempo un ritrovo fisso per tanti. Poi è arrivata la pandemia: «La mancanza di uno spazio fisico ne ha creati altri, sociali e di pensiero». Il Gagarin resiste, grazie anche al sostegno dei “soci”, e punta su nuovi progetti

Cinque anni di Circolo Gagarin. Il 5 febbraio del 2016 l’associazione 26per1 trovava casa in via Galvani. Da allora gli spazi ricavati in una vecchia industria tessile bustocca sono diventati un ritrovo fisso per tante persone. 2.800 i tesserati nella stagione 2019-2020, con 80 concerti e una lunga serie di appuntamenti.
Poi è arrivato il Covid: la pandemia ha travolto anche i luoghi di aggregazione e socialità. Alcuni hanno dovuto chiudere i battenti. Il Circolo Gagarin, invece, ha saputo reinventarsi. E resistere.

Raccolta fondi e apertura estiva. I soci rispondono

Nel momento di grande incertezza e difficoltà del primo lockdown, il Gagarin ha deciso di promuovere una raccolta fondi con magliette e gadget “griffati” con il casco del cosmonauta. L’iniziativa è stata comunicata in maniera discreta e diretta: pochi post sui social e una mail indirizzata ai soci. La risposta è stata travolgente: «Le cose sono andate al di là di ogni nostra aspettativa – spiega Simone Grillo, presidente di 26x1 –. Questo supporto ci ha permesso di stare tranquilli dal punto di vista economico. La situazione non è rosea, ma non siamo in difficoltà. Da questo punto di vista è stata fondamentale anche la gestione economica precedente, sempre molto attenta».

Più avanti – con il miglioramento della situazione sanitaria e grazie al risultato della raccolta fondi – il Circolo ha potuto riprendere l’attività e per la prima volta è rimasto aperto nei mesi estivi: «Non ci avevamo mai nemmeno pensato – rivela Grillo –. Basandoci tanto sul volontariato, normalmente un impegno del genere sarebbe difficile». Nel cortile di via Galvani è nata “Piazza Gagarin”: «Ci siamo messi alla prova e il risultato è positivo. Gli eventi sono andati bene, pur nella loro semplicità. Avevamo qualche preoccupazione logistica, ma le persone hanno risposto positivamente. L’apertura estiva rimane quindi una prospettiva».

Nuovi progetti con i giovani e incontri fra generazioni

Quando è esplosa l’emergenza, «ci siamo occupati prima di tutto dei lavoratori», racconta Grillo. Il Circolo ha due dipendenti a contratto e uno in partita Iva, oltre alle collaborazioni occasionali con i docenti dei corsi. «Durante il primo lockdown abbiamo maturato una maggiore consapevolezza sul lato associativo della nostra realtà. Ci siamo dedicati a una serie di bandi e collaborazioni con realtà del territorio e ora potremo mettere a frutto questo lavoro».

Le iniziative riguarderanno due ambiti. Da un lato i giovani: i ragazzi di 26per1 intendono continuare a dedicarsi a questa fascia di età, portando avanti il progetto Rifrazioni, che coinvolge anche il Comune di Busto, e affiancandogli altre iniziative rivolte ad adolescenti e preadolescenti, particolarmente colpiti dalla pandemia.

C’è poi una parte “intergenerazionale”, con il desiderio di fare incontrare generazioni diverse. Negli scorsi anni è nata una rete che coinvolge Auser Insieme di Busto e altri enti anche gallaratesi: l’intenzione è quella di portare un supporto alle realtà che hanno difficoltà a gestire i momenti di crisi con i nuovi strumenti tecnologici. Le iniziative procederanno su un doppio binario – online o in presenza – a seconda della situazione.

Per quanto riguarda il Gagarin come luogo di ritrovo, «siamo pronti a riaprire non appena sarà possibile – dice Giacomo Rogora, vicepresidente vicario di 26x1 –. Ma la scintilla è comunque scattata. Ci siamo chiesti che cosa vogliamo essere come associazione. Ci siamo rimessi in gioco fuori da via Galvani 2 bis. La mancanza di uno spazio fisico ne ha creati altri, sociali e di pensiero».

Il rapporto col Comune: «Dialoghiamo»

A proposito di spazi: prima di trovare la sede, 26per1 avevano invano cercato un locale pubblico. «Gli enti pubblici, non solo i Comuni, hanno tutti gli strumenti per esercitare un ruolo di facilitatore per le esperienze giovanili, con convenzioni o altri strumenti tecnici – afferma Francesco Tosi, già presidente dell’associazione –. Di recente il Comune di Busto ha agito in questo senso con due realtà (leggi qui). Questo è un bene e ci auguriamo di poter essere considerati sempre più come degli interlocutori».

Anche perché, aggiunge la vicepresidente Anna Rusconi affiancata da Francesco Castiglioni ed Emanuele Fontana del direttivo, «noi possiamo fare da cassa di risonanza a problematiche e bisogni. È strategico dialogare con chi rappresenta un presidio di ascolto, un termometro della situazione». «Qualcuno si è accorto del problema dei giovani e della violenza in strada quando era tardi, e si è cercato di mettere una pezza – chiosa Rogora –. Con l’ascolto e con una visione legata non soltanto al presente è possibile prevenire l’emergenza».

Riccardo Canetta