Valle Olona - 16 aprile 2020, 16:54

“Non c’è progresso senza crisi”

Prove tecniche di ripresa al tempo del coronavirus: il caso BTSR International Spa

Da un lato i numeri dell’emergenza sanitaria: al 15 aprile, in Italia, 105.418 soggetti positivi, 38.092 guariti e 21.645 deceduti; in Lombardia, 32.921 positivi, 17.855 guariti e 11.377 morti.

 

Dall’altro quelli dell’emergenza economica: a marzo di quest’anno la produzione industriale a livello nazionale è crollata del 15% e il Fondo Monetario Internazionale prevede un calo del Pil italiano superiore al 9% nel 2020. I due corni del problema socio-economico sono entrambi drammaticamente gravi. La salute complessiva dell’intero sistema Italia è fortemente a rischio.

 

Il fatto che il cuore economico dello stesso, collocato in Lombardia, ossia la regione in assoluto più colpita dall’epidemia, sia malandato e fatichi a riprendere il proprio ritmo normale rappresenta un’aggravante – e che aggravante! – in più. Al netto delle (purtroppo) inevitabili polemiche che sono esplose all’interno dello stesso governo centrale, delle “incomprensioni” fra quest’ultimo e i “governi regionali” (in primis quello lombardo) e infine, tanto per non farci mancare niente, degli accesi contrasti fra Roma e Bruxelles, la necessità di reagire il più possibile rapidamente e il più possibile efficacemente alla doppia emergenza è l’unica cosa certa in questi giorni di incertezza suprema.

 

Come farlo?

 

Ricette taumaturgiche ovviamente non ce ne sono; ci sono però esperienze concrete di ripartenza, anzi, più esattamente, di relisienza attiva e propositiva.

 

Tipo quella della BTSR International Spa di Olgiate Olona, azienda hi-tech in campo elettronico e leader internazionale nella progettazione e realizzazione di sensori per il controllo qualità nella filiera produttiva del tessile-abbigliamento. L’azienda è stata fondata il 20 novembre 1979, nella cantina della casa paterna a Busto Arsizio, da Tiziano Barea, classe 1960. Il 5 luglio 1997 c’è stata l’inaugurazione della nuova avveniristica sede in quel di Olgiate Olona, a fianco dell’autostrada Milano-Laghi. Oggi l’azienda occupa più di 120 dipendenti, ha depositato oltre 500 brevetti ed esporta in tutto il mondo. La BTSR non si è mai completamente fermata dato che la sua produzione rientra nella categoria delle “attività essenziali” per intere filiere produttive.

 

L’epidemia da coronavirus ha letteralmente sconvolto l’intero quadro socio-economico del nostro Paese e della Lombardia in particolare, come avete affrontato questa autentica calamità?

 

Oggi ci troviamo tutti a vivere una situazione veramente inedita e drammatica allo stesso tempo, che richiede molta responsabilità; siamo tutti chiamati – risponde Tiziano Barea, presidente e managing director della BTSR International Spa -  a rispettare le distanze sociali: al momento, l’unica strategia possibile per limitare l’espandersi del Covid-19. Noi, come BTSR, abbiamo cercato di intervenire immediatamente. Sentivo crescere, come un’onda, la preoccupazione e l’ansia di tutti i miei collaboratori. Pertanto ho deciso, ancor prima che il governo lo facesse per decreto, di interrompere ogni attività produttiva dal 16/3 al 22/3. Una pausa, che ritenevo necessaria per tranquillizzare tutti e per riorganizzarci e proteggerci il più possibile da ogni rischio di contagio”.

 

Dopo la pausa, cosa ha fatto?

 

Alla fine di quella settimana il governo decise di applicare il cosiddetto  lockdown. Le aziende, però, sono delle entità complesse ed articolate. Non era e non è possibile pensare di ‘spegnerle’ azionando un semplice interruttore On/Off. Alcune attività, poi, non possono proprio essere interrotte. Ragionevolmente, è stata consentita una ripresa parziale per mettere in sicurezza gli impianti produttivi, e prepararsi al lockdown totale. In quei tre giorni siamo stati tempestati da comunicazioni che ci chiedevano di garantire, all’interno della catena delle ‘attività essenziali’, le forniture già programmate di alcuni componenti BTSR. Vale a dire componenti necessari alla produzione di macchine ed impiegati in processi legati alla catena dell’essenziale, del medicale e dell’igiene”.

 

Come avete ripreso l’attività?

 

Abbiamo deciso, nonostante l‘intenzione iniziale di chiudere tutto, di dare con orgoglio il nostro contributo, attivando tutte le possibili attività in smart working e limitando al minimo il personale produttivo: circa 1/3 della forza lavoro. Così abbiamo potuto sostenere le richieste dei nostri clienti nei settori essenziali più disparati: produzione di mascherine, pannolini, abbigliamento sanitario e addirittura di componenti per ventilatori/respiratori, così preziosi in questa situazione di emergenza globale”.

 

Come avete risolto il complesso problema della conciliazione fra la necessità assoluta di salvaguardare la salute delle persone e l’esigenza di mantenere viva la produzione?

 

Le aziende sono prima di tutto fatte di persone, e noi imprenditori abbiamo la necessità di salvaguardare i nostri collaboratori, che sono parte integrante del patrimonio delle nostre organizzazioni. In quel momento, purtroppo, non esisteva un preciso ‘protocollo di comportamento’ per proteggere il personale aziendale. Abbiamo così deciso di darci delle regole stringenti e condivisibili. Innanzi tutto, abbiamo vietato l’accesso: 1) a tutte le persone con qualsiasi patologia a rischio; 2) a tutte le persone che avevano familiari a rischio o che lavoravano in strutture mediche o paramediche; 3) ovviamente a chiunque avesse un parente contagiato. Devo dire che fortunatamente, ad oggi, non abbiamo casi di contagio in azienda”.

 

Ha parlato di “regole stringenti e condivise”.

 

Certo. Ci tengo a precisare che nessuno in nessun modo è stato obbligato o semplicemente indotto a rientrare. Tutti sono stati informati della possibilità di farlo, ed anche della assoluta libertà di non farlo. Aggiungo che solo una parte delle persone che ha volontariamente voluto rientrare è stata accettata, anche in funzione delle competenze necessarie”.

 

Scendendo nel dettaglio, come è avvenuto il rientro?

 

Abbiamo deciso quindi di applicare le seguenti azioni preventive: 1) orario di ingresso scaglionato ore 7:00, ore 7:30 ed ore 8:00, in modo di ridurre al minimo il numero di persone in ingresso, pausa, uscita; 2) disinfezione delle mani all’ingresso e prelievo delle mascherine messe a disposizione; 3) controllo con videocamera termica per analizzare la temperatura ad ogni ingresso ed un secondo controllo durante la giornata; 4) obbligo di guanti per maneggiare qualsiasi componente nelle fasi produttive; 5) pausa pranzo scaglionata e consumazione dei pasti presso la nostra area esterna “Break Garden”, nelle giornate in cui il tempo lo ha consentito; 6) infine, abbiamo tracciato a pavimento, passaggi a senso unico per evitare l’incrocio delle persone durante gli spostamenti in azienda, e per ridurre al minimo le interazioni; 7) abbiamo fatto come non mai, video-chat con commerciali, tecnici e clienti per stare lontani ma sentirci allo stesso tempo vicini”.

 

Come hanno reagito le persone?

 

Devo dire che sono rimasto molto colpito dalla partecipazione e dall’entusiasmo dimostrato da tutto il personale coinvolto. Mi ha stupito vedere il loro impegno e la responsabilità che hanno dimostrato. Abbiamo condiviso momenti molto speciali. Ho sentito veramente che eravamo tutti parte di qualche cosa di unico, facenti parte di una grande famiglia: il team BTSR”.

 

Il presente è molto complicato, come sarà il futuro?

 

Come diceva Einstein: non c’è progresso senza crisi. Ora sta a noi imparare dagli errori e dall’esperienza fatta, per evitare che in futuro possano ripetersi situazioni di questo genere, e per impegnarci a salvaguardare e a far ripartire il nostro grande patrimonio economico: bene comune di tutti gli italiani”.