Economia - 11 luglio 2019, 07:00

Varietà, un genere che non esiste più: riviviamo la storia

Analizziamo il genere del varietà: tutto ebbe inizio con Canzonissima.

Internet, senza alcun dubbio, è diventato il principale mezzo di svago al quale attingono gli italiani. La maggior parte di essi, infatti, si informa tramite la grande rete telematica, che è diventata il principale veicolo per lo svago ed il divertimento, prendendo il posto del vecchio e caro televisore, leader incontrastato dell’intrattenimento sino a dieci anni fa.

Il TV color, però, è nel cuore delle vecchie e nuove generazioni, unico in grado di creare un clima di gioiosa condivisione all’interno di un nucleo famigliare o di un gruppo di amici. Un esempio lampante, in tal senso, sono stati i recenti Europei di Calcio, dove la nazionale di Mancini, a soli tre anni dalla clamorosa esclusione dei Mondiali 2018, è riuscita a far unire e gioire milioni di persone.

Tutto ebbe inizio con Canzonissima

Davanti ad un teleschermo, piuttosto che ad un maxischermo, numerose persone hanno potuto esultare per la conquista di un titolo che mancava da ben 53 anni, a quindici anni di distanza dall’immensa gioia della vittoria del titolo mondiale di Berlino. Sport, film e serie televisive sono alcuni dei generi televisivi prediletti dagli abitanti del Belpaese. Ma ne esiste uno, più di altri, che un tempo riuniva davvero le famiglie italiane: il varietà.

Il primo varietà nazional-popolare di enorme successo fu “Canzonissima”, andato in onda ininterrottamente per ben 17 anni, dal 1958 al 1975. Un programma che ha visto protagonisti alcuni che, col passare degli anni, sono diventati dei veri e propri mostri sacri della cultura italiana, come ad esempio Dario Fo e Franca Rame, o delle autentiche icone tricolori, come la straordinaria Raffaella Carrà, la cui dipartita ha commosso l’intera nazione.

Nel 1977, invece, la concezione di “varietà” cambiò radicalmente grazie a “Portobello”, un programma all’epoca rivoluzionario, condotto da un grande personaggio come Enzo Tortora, vittima di un clamoroso errore giudiziario che gli è costato cinque anni di sospensione del programma e, probabilmente, problemi di salute che lo hanno strappato troppo presto al nostro pianeta. Memorabile la sfida tra i concorrenti e il pappagallo presente in studio, con i primi che cercavano di indurre il volatile a pronunciare la parola “Portobello”.

il vero cambio di rotta del “varietà”, tuttavia, avvenne negli anni ‘80, epoca in cui la spensieratezza e la voglia di evasione, oggi presente su portali come escortmaps.com, la facevano letteralmente da padrona. Un decennio in cui era particolarmente accesa la rivalità tra le primedonne, come quella - mai sopita a tutt’oggi - tra Heather Parisi a Lorella Cuccarini.

L’avvento della tv commerciale

In casa RAI, a quei tempi, dominava “Fantastico”, il programma, secondo alcuni esperti del tubo catodico, che ha saputo interpretare al meglio il concetto di “varietà”. Un contenitore davvero unico, che alternava balletti, canzoni, quiz e talk, oltre ad essere abbinato alla Lotteria Italia. Un appuntamento irrinunciabile per il sabato sera di molti italiani.

L’avvento della tv commerciale, in tal senso, ha spinto anche la tv di stato ad offrire programmi più frivoli e spensierati. È fuor di dubbio come alcuni programmi trasmessi dall’allora Fininvest, oggi Mediaset, abbiano cambiato radicalmente il concetto di fruizione del mezzo televisivo nel nostro paese.

Drive in, a tal proposito, ne è probabilmente la testimonianza più evidente. Nato della fervida mente di Antonio Ricci, che curava i monologhi satirici di Beppe Grillo in “Fantastico”, questo programma era l’emblema del disimpegno: sketch comici, bellissime donne in bikini (capeggiate da una dea della bellezza come Tinì Cansino) e null’altro se non il desiderio di ridere.

Il varietà, di fatto, è completamente sparito dai radar del telespettatore italiano. A farla da padrona, ormai, sono i talent e i reality show: dal 2000, anno della prima edizione del Grande Fratello, nulla è stato più come prima. Ed il varietà, nel modo in cui veniva concepito lo scorso secolo, resta solo un ricordo nella mente di chi ha avuto la fortuna di viverlo.

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